FKK WELLCUM – INIZIO MARZO 2017
Eppure lo ricordo che c’è stato un tempo in cui le cose funzionavano ed i locali avevano un’anima.
Ci sarebbe molto da scrivere, non tanto sulla gita in sé,protrattasi dal primissimo pomeriggio sino a inizio serata, quanto sulla formula FKK, su cosa significhi realmente, sulla clientela e sulle ragazze. E sulle Direzioni.
Il dibattito, qui e altrove, sporadicamente sta affiorando,da moltissimo tempo.
Ma come un fiume carsico. Il malessere scorre sotterraneo.
A volte emerge, per qualche tratto delle discussioni, e poi rientra nel sottosuolo.
Sarebbe il caso che se ne discutesse finalmente apertamente ma soprattutto cambiassero certi atteggiamenti.
Chi scrive, pur mantenendo una serie di contatti, chiedendo a chi di dovere di tornare in prima linea, e è da mò che lo ha fatto cambiando lidi (“è meglio provare ad accendere una piccola fiamma, piuttosto che maledire l’oscurità” dice l’adagio), benché comunque sia sempre trattato molto bene oltreconfine.
Chissà. Forse non voglio rendermi complice dello sfacelo.
Ad ogni modo una serie di vicende a me estranee (fosse dipeso dal sottoscritto infatti…) mi hanno portato qualche ora al Wellcum, come detto.
Ne ho approfittato per salutare qualche vecchia amica che non vedevo da un po’e vedere di persona che aria si respirava.
Era più una gita didattica dunque. Una sorta di analisi del clima.
Diverse macchine in parcheggio, ma dopo le operazioni iniziali, gestite da personale assolutamente alle prime armi (cosa che si vede da un chilometro) si notava la pochissima gente in arena e direi che sino al primo pomeriggio non ci saranno stati che una ventina di avventori, che progressivamente sono cresciuti nel corso della giornata ed erano un buon numero ad inizio serata.
Nutrita la presenza di ragazze sin da subito.
Livello estetico medio, e voglio essere generoso.
Sorvolo sul fatto che sembrava di essere ad una sfilata di intimo. Due pezzi, costumini, body interi…chi mi conosce sa come la penso. In un FKK deve esserci ben altro “abbigliamento”.
Una delle poche total naked era Beatrice, come sempre impeccabile nella sua cotonatura e con lenti azzurre, che oramai conosco da anni e mi fa piacere che anche altri se ne siano accorti.
Scambiamo qualche parola ed impressione e poi con gli amici ci dirigiamo al buffet.
Molto essenziale. Solite cose fredde e dolci. Degli gnocchi che credevo ai formaggi ma erano al burro e che ho lasciato; della pasta al ragù/amatriciana (non malaccio), delle uova, verdure al vapore…poco altro.
Sottolineerei che in un ristorante, specie con cucina a vista, i cuochi dovrebbero indossare un cappello, perché dalla tavola vedere certe scene non era proprio gradevole.
Terminato il pranzo e rientrato in sala, evito diversi approcci, alcuni ben fatti, come da Bella, che casovoglia cambiassero i chiari di luna e risalissi non mancherò di prendere in considerazione, altri molto insistenti, come Samantha.
Arrivata Eva ci infrattiamo sui divanetti, dove si rovescia su di me dolcemente come un’onda di calore, prima della salita incamera. Come sempre, per quel che mi riguarda, ottima e generosa.
Mi dedico un po’ al relax e parlotto nell’idromassaggio e nella sauna con amici – ed un occasionale avventore – che mi raccontano delle rispettive prime camere con Bianca benché da me sconsigliato (e che si conferma il solito missilone, con richieste continue e sfibranti di extra ed accorciamento dei tempi) e Luisa (mora, occhi scuri, seno naturale, bel sedere, che invece viene promossa).
La clientela aumenta. Ma ci sono poche salite.
Non mi stupisce la cosa dato che ci sono gruppetti di ragazze a parlare tra loro, scoraggiando la già intimorita e scarna clientela,mentre quelle che girano a caccia in coppia o da sole non hanno la benché minima idea di come sollevare curiosità nel potenziale cliente.
E se non sollevano la curiosità mi chiedo come poi possano sollevare altro.
E si che i rari passanti di sesso maschile andrebbero preservati meglio, invece sembra di stare ad un safari, solo a ruoli invertiti rispetto a quelli che credono gli avventori.
Mi imbatto in Al-ina (insistente ma non troppo), Cor-ina (insistente oltremisura), qualcosa-ina (insistente ai limiti del tollerabile) e incredibilmente trovo anche qui Romina e Amira. Sembra una condanna. Viste in oramai una decina di locali diversi. Da non credere come possano ancora lavorare in giro, ma questo è quanto.
Nel mio peregrinare al lato del bar vicino allo spogliatoio delle ragazze, vengo approcciato da Lorena, ragazza magrolina che giace composta in una rigida immobilità e che di per sé non sarebbe male, salvo per il paio di ciglia finte che pesano quanto lei, ma non mi lancia tuttavia dei buoni segnali, così la congedo e lei torna a parlare con la sua amica bionda ed in carne, insaccata in un completo a rete che si attaglierebbe a a ben altri fisici per non scadere nel ridicolo involontario.
Dopo Lorena sono attaccato da due spilungone che stazionano nei divanetti all’ingresso arena sotto palo da lap, una con capello a caschetto castano, viso anonimo, seno rifatto e tatuaggio sulla coscia e sedere poco tonico nonostante le GPS, l’altra ancora più alta, allampanata e senza seno,benché indossasse un reggiseno rosso, e sedere messo peggio della prima. Non mi dilungo sui loro penosi e farfugliati tentativi di attacco. Due che si producono in una runa lamentosa e di cui neppure ricordo i nomi,da scolpire nelle cronache negative, ma qualcuno mi auguro colmerà la mia lacuna. Due che non dovrebbero lavorare da nessuna parte, ma anche loro sono lì.
Finalmente dopo tanto penare un raggio di sole.
Infatti entra con passo sicuro e seni puntati Ribana,già nella mia wish list, in completino intero oro e nero, che rimarrà interò per poco visto che dopo poco adotterà il topless.
Bella fresca si dirige da me e dopo avere scambiato qualche saluto e discorso, inclusi i bei tempi di Villach, andiamo in camera. Al piano superiore presenti praticamente tutte le chiavi.
Una bellezza quasi spirituale, come le ali d’angelo tatuate sul dorso, ed una bocca sottolineata da un rossetto rosso fuoco che è come l’arco di Cupido.
Una stella diurna. La maestria nell’orale è indiscussa e anche con lei c’è una bella intesa che dura da anni; fa il pattuito e anche di più e scendo molto contento.
Peggio andrà ad un mio amico che dopo essere salito con Rebecca (mora, seno rifatto, occhiali) ed avere beccato la seconda stanza negativa,concluderà la serata da quel punto di vista, mentre Corina pseudo-spagnola in body bianco e finestrella tra gli incisivi stanziale sui divanetti di fronte al cinema, a detta dell’altro si rivelerà brava, nonostante gli approcci penosi ed insistenti in sala, ma qui riporto impressioni altrui,non mie. Che vengano prese per quel che valgono.
All’ora di cena il buffet è preso d’assalto dalle ragazze;ne approfitto quindi per fare un bagno nella piscina esterna, che ritengo debba essere maggiormente valorizzata ed io un paio di idee le avrei, dato che fino alla mia partenza non avrà visto che una mezza dozzina di clienti utilizzarla.Vi indugiamo per un bel po’, avvolti in un tramonto semi primaverile. Poi saune ed alla fine ristorante.
Cena meglio del pranzo. Tagliata con funghi non male, c’era del risotto di funghi e della pasta (non presi), chips di patata e degli anellidi pesce fritto ed altro. Certo c’è molto di congelato ma questo passa il convento. Buoni i dolci nei soliti vasetti di vetro.
Apro e chiudo una piccola annotazione. A chi “non va lì per mangiare ma per scopare” rammenterei, e non ricordo se già sono intervenuto qui o altrove, ma oramai l’età avanza e chiedo venia, che si paga un ingresso non proprio economico per usufruire dei servizi della struttura, del bar e della ristorazione. Posso capire che in certi locale dell’Assia o della Renania non si mangi proprio benissimo, ma lì si pagano ben altri ingressi e di certo i connazionali sono pochi mentre la clientela autoctona, che è la stragrande maggioranza, non gode propriamente di fama per avere palati da gourmet. Da locali “ad uso e costume italico” invece mi aspetterei, ed è lecito farlo, ben altra ristorazione. Altrimenti che si abbattano i prezzi d’ingresso e si adotti l’offerta del Casa Carintia ovvero “ti diamo quanto basta da tenere unita l’anima al corpo ma paghi poco l’ingresso”.
Ormai per me rimaneva poco tempo, ma non rintracciando Beatrice mi sono diretto su Dana, rientrata da pochissimo e che non vedevo da un po’ e con la quale ci siamo scambiati veloci e complici occhiate in sala le rare volte in cui ci siamo incrociati.
Ed ho fatto benissimo.
Altra storica dell’Andiamo dei bei tempi delle Galatine;molto amica di Delia la Leonessa.
All’epoca la frequentai poco, perché non spiccava in un locale in cui il line up era esaltante e ci si poteva perdere. Ma nel Wellcum attuale è una Dea. Una che sa come lavorare. Massaggino e grattini in sala sui divanetti, mentre vediamo uno spettacolo di danza del ventre, e poi ci spostiamo al cinema, dove continua l’opera e le cose si fanno interessati.L’orale è eccellente, ed io avrei continuato anche il resto, ma su sua richiesta siamo saliti in camera.
Per un attimo mi è sembrato di stare al Globe: preliminari prolungati in giro per poi salire. Calda come una supernova e molto performante, mi riporta in un bello stato mistico. Assolutamente da non perdere.
Certo che levate le storiche…nulla che ispiri rari istanti di cieca foia, all’orizzonte.
Ridiscendo e bevo qualcosa giusto il tempo di vedere uno spettacolino di lap.
Come chiudere.
Le osservazioni che seguono, per quello che ho visto, sono mie e mie soltanto.
Quindi se non interessano smettete pure di leggere ora.
Una persona di acume minimamente perspicace comprenderebbe che qualcosa non funziona, al di là della presenza o meno di clienti all’interno del locale, e che tutti gli aspetti sono collegati.Locale-clienti-ragazze.
Nel breve periodo un locale funziona anche senza clienti. Le ragazze pagano l’ingresso. Ma nel medio-lungo periodo quale ragazza lavorerebbe in un locale senza clienti?
Si susseguono le (inette) gestioni, ma i problemi restano.
Il principale è che la gente – per i più disparati motivi non oggetto di discussione essendo scelte personali – continua ad andare,incoraggiando Direzioni assenti e noncuranti (“tanto vengono”) e ragazze poco professionali e tendenti al ribasso (“tanto nella massa lavoriamo”). Reali alternative non ce ne sono, parlo dell’immediato oltreconfine, dove oramai per l’Andiamo – checché ne dica qualcuno – suona il de profundis e del Marina non parliamo per carità.
Quindi o la clientela abbassa le pretese, e si accontenta dell’offerta attuale, ma a questo punto le lamentele stanno a zero e non comprendo perché ne leggo tante, oppure si cambia aria, come qualche avventore storico e con un filo di esperienza sta facendo da un po’. Almeno per non rendersi complice dello sfacelo, come ho scritto in apertura.
Non che se uno vuole andare non trovi in assoluto - stando attento, scansando, evitando, depistando- da fare giornata, sia chiaro.
E di certo chi è nuovo della formula, e frequenta locali da uno/due/tre anni, magari potrà pure divertirsi. Lo stesso se il tuo universo si riduce a tre locali. O se hai “una fissa” che lavora lì (ma qui si potrebbe discuterne).
Non ritengo sia neppure una questione di nostalgia sebbene stia lottando contro una sorta di scoramento.
La formula che ho visto in (oramai quasi) un mezzo centinaio di locali può ancora funzionare, come altrove sta funzionando.
Dipende però da chi sono gli interpreti.
Certo è che con questi arbitri non vale la pena di giocare.
E poi ha senso recarsi in locale quando le stesse ragazze si possono…lasciamo stare va... “Tutto quello che è interessante accade nell’ombra” cit.
Le Direzioni, non mi stanco di dirlo e scriverlo, devono dare un indirizzo al locale ed insegnare a lavorare alle ragazze. Ma se non hanno la più pallida idea di come/cosa fare si spiegano certi comportamenti in sala e per riflesso di sopra, nelle stanze.
Direttori/Ragionieri, non è che basta mettere le ragazze in sala ed il locale funziona. Almeno le sceglieste di buon livello! Ma posso capire che se non si sa da dove partire per cercare, e se per primo a chi gestisce non importa nulla… questo grigiore, questo tirare a campare, questa mediocrità mi fanno incazzare più dei missili in sala ma sono solo secondi a certi clienti tolleranti e arrendevoli.
Ragazze, non è che basta “sciaobeloporticamera” e aprire le gambe al piano superiore.
E quella cazzo di musica orribile ed assordante…
Nel locale si deve creare un’atmosfera. Affinché ogni avventore trovi quello che cerca. L’anima di cui parlo.
Mi ricollego alla frase di apertura e chiudo. Ci sono stati dei momenti in cui Andiamo e Wellcum hanno meritato di essere frequentati e si riscontrava un gran bel clima. Il Marina forse per un piccolissimo periodo all’apertura, poi solo declino.
Ma la verità è chi è più navigato e senzadio, e mi ci annovero, ma anche semplicemente più esigente, ed ha idea di cosa sia il reale clima FKK, non può divertirsi nell’immediato oltreconfine. Non oggi almeno. Non con questi locali. Requiscat.