In ogni caso non ci si deve e non ci si può più fermare.
In un bel momento si arriverà a constatare che, anche se si viene infettati dal covid, con le adeguate precauzioni e con un intervento terapeutico mirato, la mortalità di questo virus non si differenzia dalle altre influenze stagionali di cui prima non ci curavamo di prendere seriamente.
Tra l'altro, notizia che circola negli ospedali e che un mio parente infermiere mi ha confermato, sembrerebbe che il covid-19 stia perdendo di aggressività, pare sia diventato meno pericoloso di quando si è presentato.
Non so se sia vero, però penso che sia dovuto anche all'esperienza fatta sul campo nel trattare i pazienti critici e l'aver scoperto che alcune terapie d'attacco, come la somministrazione di eparina di cui all'articolo postato dall'ottimo Oblomov, fino alle cure tramite plasma prelevato da pazienti guariti dal covid, rende sicuramente meno preoccupante il quadro generale.
In più, anche il potenziamento generale della sanità, con la creazione di tanti nuovi posti destinati alla terapia sub-intensiva e intensiva, sono un ulteriore rassicurazione per la popolazione.
Ovviamente non siamo ancora arrivati nella fase del "liberi tutti", bisogna per un po adeguarsi ai protocolli e dotarsi di pazienza, in prospettiva però la sensazione è che si stia accumulando conoscenza tale da ritenere ingiustificato qualsiasi altro lockdown.
Il motivo principale è proprio racchiuso nella condizione di pandemia, perché, fosse un'epidemia circoscritta al nostro paese, avrebbe senso, chiudi tutto, aspetti che il virus scompaia per mancanza di organismi da aggredire e sei libero in modo definitivo, ma ora, anche se si fanno enormi sacrifici per limitare il contagio e si riesce a debellarlo in modo definitivo dal territorio italiano, ad un certo punto sei costretto a dover riaprire tutto e ricomincerebbe d'accapo col primo turista o affarista che torna da un paese dove ancora il virus è vivo.
In Svezia sono fortunati perché hanno una concentrazione di popolazione bassa rispetto al territorio, poi, per cultura, sono "distanziati" già di loro, in più hanno avuto più tempo di noi per valutare la strategia da adottare...per cui, lo pensavo prima, mi son ricreduto nel mezzo, ma ora son convinto che è il metodo migliore per uscirsene prima da questo inferno surreale. Anche perché, chiusura o non chiusura, lo scotto in termini di vittime lo stanno pagando tutti, almeno tengono in vita l'economia.
In un bel momento si arriverà a constatare che, anche se si viene infettati dal covid, con le adeguate precauzioni e con un intervento terapeutico mirato, la mortalità di questo virus non si differenzia dalle altre influenze stagionali di cui prima non ci curavamo di prendere seriamente.
Tra l'altro, notizia che circola negli ospedali e che un mio parente infermiere mi ha confermato, sembrerebbe che il covid-19 stia perdendo di aggressività, pare sia diventato meno pericoloso di quando si è presentato.
Non so se sia vero, però penso che sia dovuto anche all'esperienza fatta sul campo nel trattare i pazienti critici e l'aver scoperto che alcune terapie d'attacco, come la somministrazione di eparina di cui all'articolo postato dall'ottimo Oblomov, fino alle cure tramite plasma prelevato da pazienti guariti dal covid, rende sicuramente meno preoccupante il quadro generale.
In più, anche il potenziamento generale della sanità, con la creazione di tanti nuovi posti destinati alla terapia sub-intensiva e intensiva, sono un ulteriore rassicurazione per la popolazione.
Ovviamente non siamo ancora arrivati nella fase del "liberi tutti", bisogna per un po adeguarsi ai protocolli e dotarsi di pazienza, in prospettiva però la sensazione è che si stia accumulando conoscenza tale da ritenere ingiustificato qualsiasi altro lockdown.
Il motivo principale è proprio racchiuso nella condizione di pandemia, perché, fosse un'epidemia circoscritta al nostro paese, avrebbe senso, chiudi tutto, aspetti che il virus scompaia per mancanza di organismi da aggredire e sei libero in modo definitivo, ma ora, anche se si fanno enormi sacrifici per limitare il contagio e si riesce a debellarlo in modo definitivo dal territorio italiano, ad un certo punto sei costretto a dover riaprire tutto e ricomincerebbe d'accapo col primo turista o affarista che torna da un paese dove ancora il virus è vivo.
In Svezia sono fortunati perché hanno una concentrazione di popolazione bassa rispetto al territorio, poi, per cultura, sono "distanziati" già di loro, in più hanno avuto più tempo di noi per valutare la strategia da adottare...per cui, lo pensavo prima, mi son ricreduto nel mezzo, ma ora son convinto che è il metodo migliore per uscirsene prima da questo inferno surreale. Anche perché, chiusura o non chiusura, lo scotto in termini di vittime lo stanno pagando tutti, almeno tengono in vita l'economia.