Eppure in tanti anni del traffico non ci siamo mai lamentati,
[megacut]
E poi qui non si tromba un cazzo e questo rende tutto ancor meno sopportabile!
Ecco.
Dici che andare a lavorare per gli altri (operai, impiegati, etc.) è una necessità e quindi servono gli autobus, mentre i bar no che sono solo abitudine. Ma a questo punto mi chiedo, il barista non ha necessità di lavorare?
Questo astio verso le donne che lavorano non l'ho capito.La mammina col SUV del marito deposita il figlio e poi va a (far finta di) lavorare.
Ogni situazione si presta a diverse interpretazioni, non necessariamente una sola e' quella giusta.
L'esperienza che stiamo tutti vivendo ormai da quasi un anno ci sta mettendo tutti a dura prova e tutto cio' che emula, ma non sostituisce, i rapporti umani, esaspera le discussioni e le tensioni.
La scuola e' inananzitutto insegnamento e didattica, che a parer mio funziona meglio se in presenza. Ma la scuola e' anche tutto l'ìndotto che genera e non possiamo negarlo. Dalle cartoliberie per libri di testo (esistono ancora?) e cancelleria ai fornai che fanno i panini la mattina per gli studenti, ai distributori automatici nei corridoi, alle transumanze negli orari di ingresso/uscita che fosse su mezzi pubblici o privati. E ovviamente se i figli sono a scuola i genitori possono andare al lavoro perche' qualcuno glieli guarda.
Quindi possiamo dire che la scuola e' (era) anche traffico nelle ore di punta? Secondo me si.
E quindi come non parlare di scuola senza tener conto di tutto questo?
Eppure in tanti anni del traffico non ci siamo mai lamentati, perche' il traffico era anche un problema condiviso con un altro grande aspetto della vita di (quasi) tutti: il lavoro. Pure quello ha le stesse transumanze ma ci tocca e ingoiamo la pillola.
Per anni ho benedetto la possibilita di poter lavorare in orari molto alternativi per evitarmi le alzatacce all'alba e il traffico nelle ore di punta. (dico solo che nel mio caso il percoso casa-lavoro poteva essere di 1h20m per entrare negli orari classici, 20-30m se posticipavo l'ingrazzo di un'ora).
La soluzione e' semplice e davanti a tutti: cambiare le abitudini del mondo del lavoro (e della scuola?) e scaglionare ingressi/uscite, e quindi abbattere anche il traffico per le strade (meno traffico e quindi magari meno inquinamento perche' meno stai fermo in coda meno tieni il motore acceso) e meno stress.
In teoria anche lo smart working aiuta in questo senso, (dove fattibile).
Eppure la societa' vuole i suoi ritimi e pensare di cambiarli, per quando mostrandone i possibili benefici, sembra utopico. E quindi insistiamo a svegliarci alle 630 per essere al lavoro alle 800.
Perche' dalla rivoluzione industriale in poi abbiamo capito che le ottimizazioni su grande scala portano minori spese, minori perdite, piu' guadagni. Trascorso il periodo di tempo per ammortizzare le spese di organizzazione, il prezzo della forbice pero' lo paga il lavoratore con i sue alzatacce e le sue notti a letto presto per la stanchezza.
Sono ottimizzazioni, portano vantaggi per tutti in fondo: finche' il gioco funziona, produce posti di lavoro e stipendi stabili.
Un po' come un fiume fa girare le pale di un mulino per produrre farina, una volta scoperto come fare arriva uno che da qui in poi chiameremo "mugnaio" (esistono ancora) ci piazza una casetta con una grande ruota accanto, proprio li lungo il fiume, e inizia il suo business.
Un po' come una strada fa passare gente e arriva uno che da qui in poi chiameremo "barista" oppure "oste" (se esiste ancora) e ci piazza una casetta con una grande insengna accanto, proprio lungo la strada, e inizia il suo business.
Un po' come la vita fa passare le persone, e arriva uno che da qui in poi chiameremo "commerciante" (se esiste ancora) e ci piazza una casetta anche senza nessuna insegna accanto, proprio lungo la vita, e inizia il suo business.
In italia (nel resto del mondo la vedono diversamente, a ragione o torto) il lavoro e' un diritto. Ma prima che un diritto e' una opportunita'.
Concedetemi di banalizzare per spiegare il concetto.
Ogni lavoro e' asservito ad una necessita' in un preciso contesto.
D'inverno fa freddo e mi devo scaldare, allora mi alzo la mattina e vado nel bosco a far legna.
Ma se abito in Thailandia non vado a far legna per scaldarmi perche' l'inverno non e cosi freddo.
Direi quindi che partire per la Thailandia per cercare lavoro come taglialegna sia del tutto ridicolo.
Magari e' piu' facile cercare lavoro come pescatore, in Thailandia.
Se viene meno l'opportunita', viene meno il lavoro, per quando si possa insistere a volerlo chiamare diritto.
Purtroppo questo virus ha fatto saltare la maggior parte delle nostre abitudini sociali a cui eravamo abituati e di conseguenza molte delle attivita' che si basavano proprio su queste abitudini: le abitudini spesso non sono necessita'.
E (solo per esempio) l'abitudine di andare al bar o al ristorante.
Cresciamo e viviamo in una realta' sociale oramai cosi' complessa (e per molti versi comoda) a cui ci siamo assuefatti e la maggior parte delle persone reagisce al cambiamento in corso cercando di impedirlo.
E' una dinamica psicologica totalmente comune e normale.
Siamo fondamentalmente e intimamente tutti pigri.
Se ci siamo abituati ad una situazione, ci infastidisce quando questa cambia e reagiamo per cercare di ristabilire la situazione precendete.
Perche' e' piu' facile che sforzarsi di accettare la nuova realta' e trovare una nuova soluzione.
Ripeto: sto semplificando all'inverosimile solo per spiegare il concetto.
Non voglio certo banalizzare anni di studi accademici per diventare tecnici o ingegnieri o manager.
Sto solo dicendo che piu' o meno consapevolmente sono tutte scelte fatte ad un certo punto della propria vita nel tentativo di intercettare opportunita' di lavoro molto specializzato e quindi probabilmente molto remunerativo piu' avanti nella vita.
Ma se un giorno il fiume si asciuga e la ruota non gira, il mugniaio si puo' incazzare quanto vuole ma l'unica cosa che puo' fare e' capire che quella opportunita' non e' piu' la stessa e deve rimettersi in gioco.
La stessa cosa se il traffico cambia su quella strada, l'oste deve capire che il suo business li' non funziona piu'.
L'industria cerca di fare la stessa cosa ogni giorno, perche' i business iniziano e finiscono.
Quando sono finiti i tempi delle musicassette, l'industria si e' messa a fare cd, poi dvd, poi bluray. Pure i floppy disk son finiti. E non e' colpa di nessuno: la vita va avanti, per quando ognuno di noi cerchi di aggrapparsi sul lungo periodo a situazioni e abitudini consolidate con sacrificio e fatica.
Ecco perche' trovo improprio voler forzare il paragone tra i mezzi di trasporto e bar e ristoranti.
I mezzi di trasporto pubblico rispondono ad una necessita' delle persone di doversi spostare (non tutti si possono permettere auto proprie) come per esempio andare al lavoro.
I bar e i ristoranti rispondono solamente ad una abitudine sociale e non ad una necessita' delle persone.
Entrambe le realta' generano dei contesti di aggregazione (assembramento) locale in cui i singoli individui riescono a dare il peggio di se'.
Proprio domenica passando davanti ad un bar ennesima scena di gente ammassata davanti all'ingresso del bar, tutti a fumarsi in faccia ovviamente con la mascherina abbassata. Scene simili alle fermate del bus.
Mi chiedo dove sta scritto che l'obbligo di mascherina in pubblico decada nel caso qualcuno voglia fumare. Anzi vorrei sapere se fumare e' un diritto sancito da qualche parte, soprattutto se per fumare ci si deve togliere la mascherina in prossimita' di altre persone esponendole al rischio di contagio qualora a fumare sia un inconsapevole asintomatico.
Dovendo limitare per quando possibile le occasioni di assembramento sociale per limitare il diffondersi del virus, anche anticipando tutte quelle occasioni in cui il singolo individuo non si possa attenere scrupolosamente alle indicazioni circa l'uso di DPI come la mascherina, nell'interesse della collettivita' prima che nell'interessa del singolo, secondo voi, il legislatore (o il dpcmmaro) secondo voi cosa avrebbe dovuto fare?
E non banalizzate il mio interevento in un semplice "che si arrangino" perche' sono il primo che nonostante le difficolta' che io stesso sto passando da mesi nel lavoro, quando posso, scelgo di andare a pranzo in un ristorante della zona, o di ordinare una pizza sotto casa, o prendere un cappuccino al bar per aiutare pure loro, perche' nonostante le difficolta' mi sento ancora uno di quelli "fortunati" nonostante tutto, nonostate il grosso "ridimensionamento" economico a cui sono soggetto in questo periodo.
E poi qui non si tromba un cazzo e questo rende tutto ancor meno sopportabile!
Ecco.
Comunque, quella a cui l'ho proposto ieri, era disposta a farselo mettere nel c#@o ma non ad infilarsi un cotton fioc nel naso. Non capisco più come gira il mondo...
E provare con una via di mezzo? Non lo so.... magari infilarle il cotton fioc nel culo??
Covid, la Cina userà i tamponi anali per chi è ad alto rischio
Il nuovo test è già stato sperimentato a Pechino. Il virus resta più a lungo nel canale rettale rispetto a quello respiratorio
ricevere soldi regalati è forse peggio di riceverli in prestito a livello di "debito morale". Poi non so che rapporto ci sia tra voi. Credo che anche io non avrei accettato
Beh perchè sono incazzati come serpenti a sonagli? E diranno, adesso è il vostro turno?
si, ovviamente
non so, bisognerà vedere caso per caso non so a che categorie stai pensando
Non ho seguito molto la vicenda mi cogli impreparato. C'è qualche legame col covid?
In che senso hai devoluto ore di straordinario?
Se torniamo al discorso del mio amico "se c'è un problema sono cazzi tuoi che hai voluto fare l'imprenditore e non il postino" può anche avere senso. Qui però c'è un'intera categoria a cui è stato chiesto un sacrificio "totale" per il bene di tutti, quando in altri ambiti (industria e trasporti le prime che mi vengono in mente) si va avanti macinando - suppongo - contagi a go go (altrimenti non si capisce da dove vengono ogni giorno 15mila contagi). Non si capisce come mai in un negozio si debba entrare uno alla volta e in un autobus-treno-metro molto piu ristretti si possa stare a decine. Ah si perchè la macchina produttiva non può fermarsi invece i bar che sono inutili si. Forse è proprio questo che dà fastidio alla categoria: sentirsi dire dallo stato "tu non sei necessario, mettiti in un angolo e taci". Ah e non voglio neanche parlare dell'ipocrisia della scuola "i ragazzi vogliono tornarci, stanno pagando un prezzo altissimo" quando la realtà è che senza scuola la gente non sa dove lasciare i figli per andare a lavoro...
chiunque è nella fascia non a rischio vedrà la vaccinazione a Marzo 2022.
Tanta carne al fuoco.
Quindi i soldi regalati non vanno bene. Quelli prestati non vanno bene perchè poi vanno restituiti e ci si sente in debito.
A sto punto dovevo proporgli un prestito ad interesse o peggio ancora ad usura? (Così almeno sarei passato a fare la parte del "cattivo"?)
Bene, e quindi, visto che per me, o per altri, fino al 2019 magari era stato il mio turno, ti chiedo, non avrei tutto il diritto di essere a mia volta incazzato come un serpente a sonagli con tanto di "vantaggio" (o svantaggio) di esserlo da ben più tempo che loro (e non per causa pandemia) e quindi, di conseguenza, di poter dire ancor più a pieno titolo, ora "Adesso è il vostro turno"?
In altre parole: per loro, quando sarà il turno degli altri (o quando lo è già stato), sarà perfettamente legittimo dire agli altri "E' il vostro turno" ma non è legittimo per gli altri, ora, dire a loro "E' il vostro turno"?
Su che giustificazione si basa questo ragionamento? Sul fatto che per loro, ora, il rischio d'impresa è stato deciso da un provvedimento del governo e non dal "mitico" meccanismo di autoregolazione del mercato?
In altre parole: quando è lo Stato decidere il successo o il fallimento di un'azienda, di un settore, di una nazione intera, magari per fini diversi che non siano il legittimo profitto, non va bene, ma quando invece è il libero mercato a decretare il fallimento di un'azienda, di un settore, di una nazione intera invece la cosa è perfettamente legittima, auspicabile per non dire naturale (e lo Stato deve il più possibile starsene fuori, succeda quel che succeda)?
("L'ovviamente" era riferito alla protesta contro il governo. Non ho voluto recuperare il mio post) Anche qui ok, però allora mi devi concedere anche per le altre categorie, in futuro, non solo di protestare legittimamente (cosa che tranquillamente avverrà) ma di farlo anche con metodi borderline o anche oltre il border: perchè se lo hai concesso a quelli di #ioapro oggi, hai creato il precedente e deve allora in futuro garantirlo anche a tutti gli altri. Altrimenti anche qui passa il messaggio (sbagliato?) che per loro è stata concessa una deroga, arbitraria, alla legge che a tutti gli altri invece non verrà mai più permessa in futuro.
E qui il discorso si complicherebbe perchè dopo un fatto del genere, lo Stato e il Governo in generale che credibilità manterebbero nei confronti della nazione e delle persone?
Ma sopratutto che messaggio occulto passerebbe?
Classica vicenda di delocalizzazione e chiusura di maxistabilimento italiano. Nessun legame con Covid in quanto vertenza partita in tempi tutt'altro che sospetti.
Ma proprio perchè non ha alcuno aggancio con il Covid che la faccenda e la domanda sarebbe più che legittima: perchè tutte le vertenze e chisure partite prima e che non hanno attinenza col Covid dovrebbero essere semplicemente lasciate al loro tragico destino mentre tutte quelle legate invece alla pandemia occorre fare tutti gli sforzi per portarle a lieto fine?
Capisci che anche qui una scelta del genere sarebbe del tutto arbitraria facendo passare un messaggio inquitante.
Che per i terremoti de L'Aquila e dell'Emilia il governo ha regolarmente autorizzato la devoluzione di ore di straordinario di dipendenti e collaboratori a ristori e ricostruzioni pro-terremoto.
Le aziende facevano circolare e compilare regolare modulo dove si poteva autorizzare la scelta, cosa che io ho prontamente fatto senza battere ciglio, anzi pure volentieri.
In parole povere: tu le ore di straordinario le lavoravi e l'azienda invece che versartele in busta le devolveva ai terremotati.
Ora, evitiamo supercazzole su dove siano finiti sti soldi e come siano stati effettivamente spesi perchè sai benissimo che non è questo l'argomento. L'argomento è il principio che stava alla base: sei dispoto tu a devolvere una piccola parte del tuo lavoro per aiutare una parte di altri italiani che erano in difficoltà? Io ho risposto sì.
Ti dirò di più, se non ricordo male potevi addirittura devolvere ore di ferie che di fatto non avresti goduto per convertirle in denaro pro terremotati.
Io non lo feci (brutta cognugazione del verbo) ma so che una mia collega iraconda (con il vizio di essere perennemente in debito di ferie ma perchè in verità era sempre in giro a godersele) mi disse polemicamente "Non darle ai terremotati le tue ferie, se te ne avanzano, dalle a me che ne ho bisogno!"
Questo passaggio non mi e' chiaro.Diciamo che se è lo stato che ti condanna, hai qualcuno con cui incazzarti (governo ladro), se è il mercato... puoi sperare di essere in una società perfetta con potenti ammortizzatori sociali
Gli ho chiesto il motivo per cui i loro colleghi si lamentano tanto dei ristori ottenuti. Mi hanno spiegato che gli imprenditori che emettevano (quasi sempre) fattura o scontrino non si lamentano di certo. Invece chi lavorava facendo molto nero si trova i ristori parametrati sugli incassi dichiarati (al fisco) gli anni precedenti. Ovviamente sono infuriati visto che i ristori ottenuti non compensano il mancato guadagno in nero.