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Mi sento quindi di appoggiarla a submale .
Appoggiaglielo, appoggiaglielo pure.

Io vorrei capire il settore privato della sanità in che misura e in che termini sta contribuendo all’emergenza. Qualcuno informato può erudirmi?
Sul privato aspettiamo riscontri da chi ha notizie di prima mano. Ci sono comunque altri contributi concreti.

Servizi Caritas aperti anche con il coronavirus



Grazie alla collaborazione dei volontari e degli operatori di Caritas Ambrosiana la solidarietà agli ultimi non è venuta meno nonostante le misure di sicurezza imposte dalle autorità civili per contrastare il diffondersi dell’epidemia da Coronavirus.

Gli otto Empori della Solidarietà della Diocesi e quattro botteghe sono rimasti aperti durante tutta la settimana. Per evitare code o assembramenti nei punti di distribuzione, lunedì, seguendo le disposizioni della Caritas Ambrosiana, i volontari hanno consegnato ai bisognosi biglietti con l’orario al quale si sarebbero dovuti presentare per il ritiro della spesa nei giorni successivi. Si stima che in questo modo siano stati distribuiti in media al giorno 3,5 quintali di generi alimentari a 200 persone, in maniera ordinata. I volontari non hanno segnalato nessun assalto agli scaffali: ognuno ha preso ciò di cui aveva bisogno rispettando i turni. Pasta, pelati, sughi in scatola i prodotti più richiesti.

Al Refettorio Ambrosiano, di piazza Greco 11, come stabilito, volontari e operatori hanno confezionato lunch box. Ogni box conteneva un piatto caldo (in genere un primo), una porzione di verdura, frutta, pane e dolci che gli ospiti hanno potuto consumare individualmente o in piccoli gruppi. In media sono stati 90 i pasti al giorno offerti in questo modo agli ospiti.

Di questi 50 sono stati recapitati direttamente al Rifugio Caritas che è rimasto aperto. Nel dormitorio notturno gestito da Caritas Ambrosiana in via Sammartini, nei pressi della Stazione Centrale, da martedì è stato allestito anche un presidio sanitario, realizzato da operatori e medici volontari, che ha fatto da filtro all’ingresso. Gli ospiti al momento sono 54, poco meno della capienza massima (60 persone).


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Coronavirus. Le diocesi lombarde offrono alloggi per medici e infermieri «in trasferta»

Favorire l’accoglienza del personale sanitario di altri territori negli ospedali locali. È quanto stanno facendo le diocesi lombarde. A partire da quella di Bergamo. Dove il vescovo Francesco Beschi ha messo a disposizione gratuitamente, per medici e infermieri, 50 stanze del seminario diocesano, in Città alta, per sostenere quegli operatori sanitari, spesso pendolari, che si ritrovano a lavorare nelle strutture ospedaliere. Una opportunità per garantire «un po’ di riposo all’eroico sforzo» che il personale sanitario sta garantendo in questi giorni. Per informazioni, è possibile contattare il numero 035.286401.

Nei giorni scorsi la diocesi, tramite la Caritas e in collaborazione con Confindustria e L’Eco di Bergamo, ha avviato una raccolta fondi che ha superato 155.000 euro; il ricavato sarà dedicato all’accoglienza di malati meno gravi di coronavirus (o in via di guarigione) nelle strutture non ospedaliere.
Da Bergamo a Cremona, dove si chiama "Io avrò cura di te" il progetto realizzato dalla diocesi, in collaborazione con la Asst locale per fornire un alloggio gratuito a quegli operatori sanitari che stanno giungendo in città per aiutare il personale dell’Ospedale Maggiore. Poiché la situazione nel nosocomio è difficile, e molti dipendenti svolgono turni massacranti, spesso non sfuggendo al contagio, la direzione ha chiesto rinforzi per il personale che arriva dalle più diverse parti d’Italia.

Così la Caritas e la Fondazione San Facio stanno coordinando la disponibilità di alloggi gratuiti non solo per chi è troppo distante dal domicilio ma anche per gli operatori che decidono di abitare fuori dalle residenze abituali per evitare di mettere a rischio i parenti. Sono state individuate già alcune strutture in città oltre al Centro di spiritualità di Caravaggio. La diocesi sta inoltre implementando altri progetti, tra cui il sostegno psicologico a distanza, grazie al personale dei 3 consultori di ispirazione cattolica: uno nel capoluogo, gli altri a Viadana e a Caravaggio. È inoltre in via di definizione una rete che assicuri servizi primari e di prossimità agli anziani e a chi si trova in uno stato di fragilità.

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Emergenza coronavirus: Diocesi mette a disposizione per i pazienti una casa di accoglienza

È una struttura dotata di una trentina di camere, tutte con bagno, ed è in buone condizioni


Rimini| 17:26 - 17 Marzo 2020In merito alle richieste pervenute da Protezione Civile circa la disponibilità di strutture di proprietà della Diocesi di Rimini da utilizzare in caso di emergenza Coronavirus, per ospitare persone o gruppi famigliari che non possono vivere la quarantena nella propria casa, la Diocesi ha subito accolto con favore questa istanza.

La richiesta di Protezione Civile si è indirizzata verso la casa di accoglienza di Montefiore Conca, struttura che sorge a fianco del Santuario Madonna di Bonora. È una struttura dotata di una trentina di camere, tutte con bagno, ed è in buone condizioni. Con pochissimi, rapidi e semplici interventi potrebbe essere pronta allo scopo.

La casa è stata visitata giorni fa da Protezione Civile, dall’Economo Diocesano don Danilo Manduchi, insieme al sindaco di Montefiore Conca Filippo Sica e al responsabile dell’Ufficio Tecnico comunale. Doveva essere presente un referente dell’Asl, che all’ultimo momento non ha partecipato al sopralluogo.

La struttura manca ancora di un documento comprovante l’abitabilità, ma si tratta di una pratica burocratica facilmente risolvibile.

La Diocesi di Rimini ribadisce la sua piena disponibilità nel cercare soluzioni le più idonee atte a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, e ad aiutare le persone, enti e istituzioni che si trovano ad affrontare l’attuale, difficile situazione.

 
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Mi domandavo quante delle persone decedute dopo aver contratto il Covid19 fossero state dei fumatori. Inoltre non riesco a spiegarmi, parlando di un virus di cui non si conoscono altre varianti, l'aggressività variabile da persona a persona in assenza di altre patologie importanti: chi asintomatico, chi con sintomi lievi e chi finisce in ospedale o in terapia intensiva. Che ci sia una predisposizione genetica?
 
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La domanda vera che mi/ci tormenta è...ma fino a quando??????
Io dopo 14 gg sto già uscendo matto
 
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smith

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Mi domandavo quante delle persone decedute dopo aver contratto il Covid19 fossero state dei fumatori. Inoltre non riesco a spiegarmi, parlando di un virus di cui non si conoscono altre varianti, l'aggressività variabile da persona a persona in assenza di altre patologie importanti: chi asintomatico, chi con sintomi lievi e chi finisce in ospedale o in terapia intensiva. Che ci sia una predisposizione genetica?

I fumatori probabilmente sono inseriti nelle categorie generiche affetti da patologie respiratorie e cardiocircolatorie. Un po' giustamente per ragioni di privacy un po' perché altrimenti devi creare una singola categoria per ogni singolo deceduto e la cosa diverrebbe inutile.

Probabilmente l’impianto non è suo e quindi non ha voce in capitolo, nemmeno sui prezzi applicati.

Io vorrei capire il settore privato della sanità in che misura e in che termini sta contribuendo all’emergenza. Qualcuno informato può erudirmi?

Al contrario, ha addirittura un'altra pompa di benzina, quindi ritengo entrambe di proprietà se così si può dire, in altra località distante una decina di chilometri.
In una delle due forse tira anche un affitto dal lavagista che ha come ospite.
 
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Mi domandavo quante delle persone decedute dopo aver contratto il Covid19 fossero state dei fumatori.

Quante non lo so; il fumo è menzionato tra i fattori di rischio.

Inoltre non riesco a spiegarmi, parlando di un virus di cui non si conoscono altre varianti, l'aggressività variabile da persona a persona in assenza di altre patologie importanti: chi asintomatico, chi con sintomi lievi e chi finisce in ospedale o in terapia intensiva. Che ci sia una predisposizione genetica?

Più o meno. Pare, e ripeto pare, che dipenda da come reagisce il sistema immunitario. Se è troppo reattivo muori "mangiato" dal tuo sistema immunitario che provoca una infiammazione potente che gli organi non tollerano.
Ho notato una cosa curiosa. Questa è la stessa spiegazione che è stata data per spiegare la letalità dell'influenza spagnola del 1919 nei confronti delle persone giovani e sane. L'analisi però non fu fatta nel 1919 ma successivamente in tempi più progrediti, anche servendosi di campioni congelati e comunque sulla base dei referti. Si disse che la spagnola aveva colpito le persone giovani e sane perché avevano un sistema immunitario molto reattivo mentre le persone più mature o debilitate rispondevano in maniera più misurata.
Rompendo la tradizione di spiegare in due modi opposti lo stesso fenomeno hanno spiegato nello stesso modo due fenomeni opposti.
 
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smith

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Ci sono categorie professionali che contano numerosi soggetti invalidi e che la legge italiana OBBLIGA a presidiare il territorio di competenza proprio in caso di epidemia o calamità.
Mi sfugge il nesso per cui un soggetto invalido debba a maggior ragione rimanere a casa stante la sua condizione di invalidità. L’handicap è una condizione non una patologia. Non si dice “affetto da handicap”, è un concetto che ti consiglio di approfondire.
Né tantomeno comprendo come si possa pensare che tutti i soggetti portatori di handicap possano avere un inserviente sempre pronto a soddisfare le loro necessità.
Infine, e questo mi viene proprio dal cuore, ritengo poco opportuno presumere alcunché riguardo una condizione che non si vive in prima persona, ma chi presume tende a voler avere sempre ragione non curandosi di ciò che dice l’interlocutore ragion per cui non tornerò in argomento.

Hai ragione, anche tu presumi forse spesso che io voglia avere ragione. O almeno ho questo dubbio.
Occhio che tutto quello che scrivi puó essere usato contro di te.

Ma per tornare sull'argomento: quindi uno nato con condizione di focomelia in effetti é perfettamente e a tutti gli effetti perfettamente sano?

Quanto alla condizione di essere "diversamente" dotati ahimè ne so qualcosa perché conosco da vicino e da una trentina d'anni una persona colpita da ictus il quale ha praticamente una metà degli arti paralizzati. Effettivamente a parte i primi anni ora é ormai da tempo che é diventato praticamente autosufficiente anche grazie, tra le altre cose, ad una vettura speciale. In più percepisce una pensione.
Sfiga ha voluta che un paio di anni fa anche la moglie sia stata colpita da ictus simile.
Bella sfiga. Lei, complice anche la botta psicologica invece non é autosufficiente e il paradosso é che lui deve (anche) scarrozare lei.
Ne facevano entrambi a meno.
Poi un altro signore che alla vigilia della pensione colpito anche lui da ictus e paralisi a metà degli altri come il primo...Anche lui scarrozzato da moglie e amici perché in questo caso ti saluto macchina...
Infine parente stretta che causa esaurimento nervoso la patente l'ha lasciata anche per scelta da ormai 10 anni: formalmente autosufficiente ma se deve andare più lontano di qualche chilometro deve alla peggio chiamare un taxi.

In effetti non capisco proprio questi handicap dove siano...
 
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Mi domandavo quante delle persone decedute dopo aver contratto il Covid19 fossero state dei fumatori.
Non sei il solo a pensarlo, lo fanno anche i Giapponesi (osservando le evidenze cinesi).
fonte: Japan Times

[h=1]Perché il Giappone è ancora un anomalo del coronavirus?[/h][h=5]DI OSCAR BOYD[/h]SCRITTORE DELLO STAFF



Al momento in cui scriviamo, il Giappone ha poco più di 900 casi confermati di coronavirus. Sono 900 i casi registrati in un periodo di due mesi da quando la prima persona - un uomo che aveva viaggiato a Wuhan - è stata confermata per avere la malattia mentre era in un ospedale giapponese tra il 10 e il 15 gennaio.
In Italia, il primo caso è stato registrato due settimane dopo rispetto al Giappone, il 23 gennaio. Poco dopo, 50.000 persone furono messe in quarantena in una manciata di città lombarde. Quindi, è stato l'intero nord. Ora, l'intero paese è in quarantena, con oltre 40.000 casi confermati e 3.600 morti.

Negli Stati Uniti, New York ha chiuso i suoi bar e ristoranti e la California ha imposto allo stesso modo restrizioni di "riparo sul posto" su larga scala al movimento della sua gente e alle attività dei suoi cittadini.
Ora guardati intorno a Tokyo e non vedrai che una tale scena si è svolta. Nonostante la cancellazione di eventi sportivi, la chiusura delle scuole e la chiusura di alcuni, ma non tutti, luoghi di intrattenimento più grandi, gran parte del Giappone continua normalmente. Non vi è alcuna quarantena e nessuna chiusura forzata di bar o ristoranti. Anche i club (luoghi facili per ammalarsi nel migliore dei casi) rimangono aperti.
Se vuoi mangiare ramen alle 4 del mattino, va bene. Se sali in metropolitana, la vedrai leggermente più vuota, ma ancora pesante. Se vuoi noleggiare un'auto e guidare da un'estremità del paese e viceversa, fallo - non c'è niente che ti fermi. Ciò significa che c'è anche ben poco a fermare la diffusione della malattia.
Allora perché la differenza? In che modo il Giappone è apparentemente sfuggito alla diffusione del coronavirus quando altri paesi hanno sofferto così tanto?
Quando si considerano i fattori che hanno reso il virus diffuso rapidamente e facilmente altrove, il Giappone soddisfa tutti gli stessi criteri. Ha uno stretto contatto con la Cina, dove ha avuto origine la malattia. Le sue città sono vaste e dense, le persone sono stipate in piccoli appartamenti e strette insieme sui treni (più di molte altre città), e nonostante le richieste di persone per scaglionare i loro spostamenti e tentare di telelavoro, Tokyo, con la sua popolazione di 38 milioni di persone , rimane occupato.
Uno dei motivi per cui l'Italia è stata colpita così duramente, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è l'età della sua popolazione: il paese ha l'età media più antica in Europa, la seconda più antica del mondo e il coronavirus colpisce in modo sproporzionato gli anziani, il cui sistema immunitario i sistemi potrebbero non essere abbastanza potenti da evitare la polmonite causata dal virus. Qui, in Giappone, l'Italia è unica, la sua popolazione è la più antica del mondo ed è altrettanto vulnerabile.
Un fattore comune dietro le morti registrate in Cina era il fumo: quelli con polmoni già danneggiati hanno maggiori probabilità di soccombere alla polmonite. Anche in questo caso, il Giappone trionfa nella sua vulnerabilità: il governo possiede ancora il 33% del tabacco giapponese e la legislazione sul fumo qui è estremamente lassista. Nel 2017, il Giappone ha avuto il più alto tasso di fumo maschile tra le nazioni del G7.
E non è come se il Giappone avesse messo in atto misure severe per i suoi cittadini per tenere sotto controllo la malattia. Non ha imposto il livello di quarantena che abbiamo visto in Cina per frenare l'epidemia, né è stato rigoroso con le sue restrizioni di viaggio. La maggior parte dei viaggiatori può ancora visitare il Giappone, e quelli dei paesi con restrizioni non sono stati completamente banditi, viene chiesto loro di autoisolarsi volontariamente per 14 giorni.
Quindi ancora una volta devi chiedere perché la differenza? In che modo il Giappone sta segnalando numeri così bassi?
La risposta cinica indica i bassi tassi di test del Paese, secondo cui il Giappone ha registrato un numero di casi così basso proprio perché non sta testando . Naturalmente, un punto interrogativo pende sulle Olimpiadi e se il governo sta cercando di mantenere bassi i casi confermati in modo che i giochi procedano come previsto.
A differenza della Corea del Sud, dove stiamo assistendo a test rigorosi e nonostante i consigli dell'Organizzazione mondiale della sanità di " testare, testare, testare " , il Giappone ha aderito a una politica di test solo per quelli con sintomi visibili estesi o con una storia di contatto diretto con coloro che hanno testato positivo, cercando di isolare piccoli gruppi prima che crescano. Sono disponibili nuovi test che producono risultati in 10-15 minuti, ma anche con la tecnologia migliorata, secondo l'attuale politica, un test verrà somministrato solo nelle circostanze più estreme, quando le persone hanno avuto la febbre per quattro giorni o più.
Ma se il regime di test del governo fosse un fallimento, sicuramente vedremmo la prova della diffusione della malattia in altri modi. La sua presenza sembrerebbe non come risultati positivi dei test, ma nelle vesti di un sistema sanitario sopraffatto e di mortali sovraffollati. Non abbiamo visto prove del genere.
Da qui partono tre treni di pensiero: cospirazione, buona fortuna ed efficacia.
La cospirazione suggerirebbe che vi è un diffuso insabbiamento, che le persone muoiono nelle loro case, non testate e non trattate, o che ricevano falsi documenti di morte in ospedale. È tuttavia difficile credere che il valore di una nazione di dottori sarebbe, o potrebbe essere, silenzioso se il numero di morti che stiamo vedendo in Italia si verificasse qui. Mentre un governo autoritario potrebbe sognare di essere in grado di controllare la sua popolazione fino a quel punto, la realtà è irraggiungibile; i dottori parlerebbero per prevenire le morti - li vedevamo parlare in Cina , lo vedremmo qui.
È altrettanto difficile salire a bordo del secondo treno di pensieri: che il Giappone è semplicemente fortunato. Che la malattia qui non si sia diffusa nel modo in cui altrove a causa di una serie di condizioni preesistenti: relativamente meno intimità sociale (inchinarsi contro stringere la mano), un'inclinazione a indossare maschere da ammalarsi che esiste da molto tempo questo coronavirus, già alti tassi di isolamento tra gli anziani , e quel poco auto-isolamento volontario e il distanziamento sociale che ha fatto, hanno fatto sì che il Giappone stia appiattendo la sua curva senza un tentativo veramente attivo di farlo.
Poi c'è la terza opzione, che gli sforzi del Giappone "quanto basta", costruiti su quelle condizioni preesistenti, hanno semplicemente funzionato. Quel test mirato ove necessario ha contenuto la malattia in cui è emersa; che la chiusura anticipata degli eventi di massa ha fatto abbastanza per prevenire il contatto diffuso tra gli infetti e i sani; e che gli sforzi decentralizzati derivanti da individui e società ( pizze a contatto zero, tutti ) hanno interrotto la sua diffusione senza una pesante direttiva del governo. Ma "quanto basta" sembra una posizione terribilmente precaria in cui trovarsi e senza gli sforzi coordinati che hanno costretto altre popolazioni a limitare la diffusione del virus, bisogna chiedere: quanto durerà la situazione?
Il periodo "critico" di contenimento di due o tre settimane proclamato dal primo ministro Shinzo Abe alla fine di febbraio è ormai giunto al termine e alcune scuole stanno per riaprire. Se vai in posti come la Shinjuku Station di Tokyo o Shibuya Crossing, li vedrai affollati.
Ora ci stiamo godendo un weekend di tre giorni, ed è l'inizio della stagione degli hanami (osservazione dei fiori di ciliegio), che è in genere caratterizzata da grandi picnic e feste sotto gli alberi. Già Shinjuku Gyoen, uno dei più grandi parchi della capitale, è impegnato con le persone che fotografano e sciamano vicino tra i fiori nascenti.
Mentre gli eventi di hanami ufficiali sono stati cancellati, la pratica è così radicata nella cultura che è difficile immaginare che le persone mostrino una tale moderazione da cancellare i picnic nella loro interezza.
Se il Giappone non ha ancora visto la peggiore malattia e gli studi suggeriscono che deve ancora farlo , sarà questo il catalizzatore?
 
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Infizz ha scritto:
Sul privato aspettiamo riscontri da chi ha notizie di prima mano. Ci sono comunque altri contributi concreti.

Servizi Caritas aperti anche con il coronavirus

Bene la Caritas. Anche le ONG si danno da fare.

<<Coronavirus, ospedale da campo a Bergamo con Emergency e medici russi.
L'associazione umanitaria gestirà la terapia intensiva e sub-intensiva.
Medici russi
All'ospedale da campo lavoreranno anche alcuni medici militari russi, inizialmente tutti destinati alla Vatellina. Lo ha reso not l'ambasciatore della Federazione russa in Italia, Sergey Razov, dopo i colloqui di coordinamento avuti tra i membri della delegazione russa e la parte italiana.
Come già accaduto dopo l’appello lanciato dallo chef pluristellato bergamasco Chicco Cerea, che con il suo staff gestirà le cucine, è in atto una vera e propria gara di disponibilità da parte del mondo agricolo, grazie alla richiesta di Coldiretti Bergamo per l’approvvigionamento dei prodotti da destinare alla struttura dell’Ana.>>
https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/coronavirus-emergency-1.5080169

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19 Marzo 2020
Coronavirus: aggiornamento sull’epidemia
<<I nostri infettivologi, epidemiologi, anestesisti, infermieri e logisti sono in azione per supportare la risposta alla diffusione del nuovo coronavirus (COVID-19). Oltre che in Italia, stiamo intervenendo in Francia, Spagna, Belgio, Grecia, Cina e Hong Kong. Siamo anche in contatto con le autorità sanitarie in Afghanistan e in altri paesi in cui lavoriamo, dove le nostre équipe si preparano all’epidemia .
Intervento in Italia
Il nostro lavoro a Codogno (19/03)
Da una settimana stiamo offrendo supporto all’ospedale di Codogno, dove è stato effettuato il primo tampone positivo di un caso di Covid-19 in Italia.
Il team, composto da medici, infermieri ed esperti di igiene, lavora ogni giorno con le équipe della struttura, dal personale sanitario allo staff dedicato alle pulizie, al fine di condividere la propria esperienza nella gestione di un’epidemia.>>
https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/coronavirus-aggiornamento-sullepidemia/
 
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I fumatori probabilmente sono inseriti nelle categorie generiche affetti da patologie respiratorie e cardiocircolatorie. Un po' giustamente per ragioni di privacy un po' perché altrimenti devi creare una singola categoria per ogni singolo deceduto e la cosa diverrebbe inutile.

E un po' perché così negli "affetti da altre patologie magari forse anzi probabilmente multiple" riesci a farci entrare tutti. A cosa serva non lo so.
- A tranquillizzare la popolazione che altrimenti smatta.
- A far vedere che in ospedale ti curano e se non lo fanno è colpa tua che sei già marcio.
- A farti andare a lavorare relativamente tranquillo che comunque se vuoi stare in quarantena a cazzeggiare al computer la corrente qualcuno deve farla (per non parlare della pasta).
Non sono complottista però non si fa uno sforzo così massiccio sull'informazione quando ci sono varie urgenze se non c'è un motivo.
La mia convinzione è che tutto questo impegno a tranquillizzare sia profuso per salvaguardare la produzione, almeno dei generi necessari. Se tutti fossero presi veramente da panico per la peste dopo pochi giorni si inizierebbe a morire di fame. E di morte violenta nel tentativo di rubare la farina al vicino.
 
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La domanda vera che mi/ci tormenta è...ma fino a quando??????
Io dopo 14 gg sto già uscendo matto
Probabilmente non è quanto durerà, ma quello che cambierà dopo questo tsunami che ci ha travolto. Cambierà la fiducia e il rapporto tra le persone almeno nell’immediato e riprendere può anche esser una dramma.
Molti di noi (io incluso) in questa quarantena stanno conoscendo anche i vantaggi di non frequentare, che pur se diversi da persona a persona effettivamente ci sono.
Cambieranno molte cose dopo questa pandemia ne sono convinto
 
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Io ho trovato questo e non dice chissà che...
http://www.salute.gov.it/portale/nu...=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4269

Covid-19, Iss: "Attenzione al fumo di sigaretta"

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Attenzione al fumo di sigaretta. Fumare nuoce gravemente la salute, ma nuoce di più nei tempi di Covid-19. È il monito dell’Istituto superiore di sanità (Iss) a tutti quelli che non riescono a perdere il vizio del tabacco. Studi recenti condotti in Cina, riporta un’infografica dell’Istituto, indicano un aumento significativo del rischio di almeno tre volte di sviluppare polmonite severa da Covid-19 in pazienti con storia di uso di tabacco rispetto a non fumatori. “Un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori, e per loro il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica è più che doppio - spiega Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss -. Questi studi ipotizzano anche che la condizione di fumatore spieghi la differenza di genere nel tasso di letalità riscontrata che sarebbe del 4,7% negli uomini contro il 2,8% nelle donne. Infatti, la prevalenza di fumatori in Cina è molto elevata e supera il 50% mentre quella delle donne è inferiore al 3%”.
In Italia i fumatori sono 11,6 milioni, il 22% della popolazione di età superiore ai 15 anni. Gli uomini che fumano sono oltre 7 milioni e le donne 4,5 milioni. Tra gli studenti di età compresa tra 14 e 17 anni fumano abitualmente 11,1% e occasionalmente il 13,4%.


Mi sa che è la volta buona che smetto di fumare, era una cosa che già desideravo, soprattutto perché alla terza scopata di fila cominciavo a sentire il fiato un po’ corto :prankster2:
:preved:
 
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Probabilmente non è quanto durerà, ma quello che cambierà dopo questo tsunami che ci ha travolto. Cambierà la fiducia e il rapporto tra le persone almeno nell’immediato e riprendere può anche esser una dramma.
Molti di noi (io incluso) in questa quarantena stanno conoscendo anche i vantaggi di non frequentare, che pur se diversi da persona a persona effettivamente ci sono.
Cambieranno molte cose dopo questa pandemia ne sono convinto
Se dovesse terminare o arrestarsi solamente per contenimento, come sta avvenendo in Cina e cioè senza una cura efficace e tantomeno un vaccino, purtroppo non cambierebbe molto, rapporti sociali/sessuali prossimi allo zero.
 
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Mi domandavo quante delle persone decedute dopo aver contratto il Covid19 fossero state dei fumatori. Inoltre non riesco a spiegarmi, parlando di un virus di cui non si conoscono altre varianti, l'aggressività variabile da persona a persona in assenza di altre patologie importanti: chi asintomatico, chi con sintomi lievi e chi finisce in ospedale o in terapia intensiva. Che ci sia una predisposizione genetica?

Ma perchè è un virus intelligente, di nuova generazione(lo dico io)si manifesta in maniera asintomanica in alcune persone per poter contagiare in maniera subdola gli altri umani(in questo caso), perchè credono di star bene e sono vettori per il virus.......
La differenza fra i sintomi lievi e gravi(che possono portare anche alla morte)è sostanzialmente che non può uccidere tutti gli esseri viventi altrimenti morirebbe anche lui,
quindi in alcuni casi si manifesta in maniera più blanda e in altri più virulenta, ma non c è una regola precisa va un pò a casaccio.....
dipende un pò dalla sorte come in tutte le cose del resto.
 
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guarda che non va un po' a casaccio, basta vedere i dati ufficiali sui pazienti deceduti
 
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dolmer

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L'aspetto più importante legato al Coronavirus è l'immenso impatto economico che sta per arrivare.
Per questioni lavorative me ne occupo anche io, almeno in parte, avendo a che fare con istituti di credito e piccole/medio grandi imprese.

Da sempre mi sono detto totalmente contrario alla folle scelta di chiudere un paese, abbassando le saracinesche delle industrie e dei piccoli/medi imprenditori.
E' previsione di ieri, dell'Organizzazione mondiale del Lavoro la stima di 25 milioni di disoccupati entro la fine del 2020.
In Israele la disoccupazione, nelle ultime due settimane, è salita dal 4% al 16,5%.

La tutela della salute NON sarà mai più importante della tutela di un economia nazionale, MAI!
Fra 1 anno quando saremo tutti sani, belli e pimpanti ma senza soldi? Che cosa accadrà allora ai milioni di lavoratori a tempo determinato che il lavoro l'avranno perso? Alle partite IVA? Alle industrie che avranno approfittato della chiusura per non aprire più, lasciando a casa i lavoratori?
Chi pagherà per tutti questi? Lo Stato? E con quali risorse?

Era meglio una popolazione di 50 milioni di ammalati, visto che non stiamo parlando della peste nera, ma un economia a pieno regime in grado di garantire il pagamento delle pensioni e dei salari.

Perché ai governanti è forse poco chiaro, ma la disintegrazione di un paese e dello stato sociale provocherà così tanti drammi sociali che in confronto il Coronavirus sembrava una puntura di zanzara.


Sento parlare di cazzate! Sarà l'Europa a farsi carico di tutto questo, l'hanno già dichiarato. Mi fanno tenerezza chi pensa questo.
"Chi di speranza vive, disperato muore" dice un famoso proverbio.
L'Europa non può stampare moneta, altrimenti con tutta quella che dovrebbe stampare 1L di latte costerebbe 12 euro.
Semplicemente, consentirà di far ricorso al mercato chiedendo prestiti, ma che dovranno poi essere restituiti!

Mi domando questo: ma nel comitato di cui si avvale il governo, oltre a 50/100 medici super specialisti, non avevano pensato di metterci qualcuno che aprisse loro gli occhi sulle conseguenze economiche?
 
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guarda che non va un po' a casaccio, basta vedere i dati ufficiali sui pazienti deceduti

Potresti fare degli esempi?

...Era meglio una popolazione di 50 milioni di ammalati, visto che non stiamo parlando della peste nera, ma un economia a pieno regime in grado di garantire il pagamento delle pensioni e dei salari

E secondo te con quale spirito avrebbero lavorato sapendo che c'erano 50 milioni di malati? Siamo persone, no robot!
 
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dolmer

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@setter611: E secondo te quando l'Italia sarà un deserto come si vivrà? Dove prenderà lo Stato le risorse per pagare le pensioni e i salari? Mi risulta che nel mondo ogni anno muoiono centinaia di migliaia di persone a causa di incidenti, diabete, tumori ecc ecc.
Perché non chiudiamo tutto?
Ma lo facciamo per una malattia che al di sotto dei 65 anni di età uccide meno dell'1% dei contagiati. E sopra i 65 anni ha un tasso di mortalità tra il 3 e il 4%.
Impoverire un paese fino a questo punto significa ucciderlo, altro che coronavirus.
 
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Steve

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L'aspetto più importante legato al Coronavirus è l'immenso impatto economico che sta per arrivare.
Per questioni lavorative me ne occupo anche io, almeno in parte, avendo a che fare con istituti di credito e piccole/medio grandi imprese.

Da sempre mi sono detto totalmente contrario alla folle scelta di chiudere un paese, abbassando le saracinesche delle industrie e dei piccoli/medi imprenditori.
E' previsione di ieri, dell'Organizzazione mondiale del Lavoro la stima di 25 milioni di disoccupati entro la fine del 2020.
In Israele la disoccupazione, nelle ultime due settimane, è salita dal 4% al 16,5%.

La tutela della salute NON sarà mai più importante della tutela di un economia nazionale, MAI!
Fra 1 anno quando saremo tutti sani, belli e pimpanti ma senza soldi? Che cosa accadrà allora ai milioni di lavoratori a tempo determinato che il lavoro l'avranno perso? Alle partite IVA? Alle industrie che avranno approfittato della chiusura per non aprire più, lasciando a casa i lavoratori?
Chi pagherà per tutti questi? Lo Stato? E con quali risorse?

Era meglio una popolazione di 50 milioni di ammalati, visto che non stiamo parlando della peste nera, ma un economia a pieno regime in grado di garantire il pagamento delle pensioni e dei salari.

Perché ai governanti è forse poco chiaro, ma la disintegrazione di un paese e dello stato sociale provocherà così tanti drammi sociali che in confronto il Coronavirus sembrava una puntura di zanzara.


Sento parlare di cazzate! Sarà l'Europa a farsi carico di tutto questo, l'hanno già dichiarato. Mi fanno tenerezza chi pensa questo.
"Chi di speranza vive, disperato muore" dice un famoso proverbio.
L'Europa non può stampare moneta, altrimenti con tutta quella che dovrebbe stampare 1L di latte costerebbe 12 euro.
Semplicemente, consentirà di far ricorso al mercato chiedendo prestiti, ma che dovranno poi essere restituiti!

Mi domando questo: ma nel comitato di cui si avvale il governo, oltre a 50/100 medici super specialisti, non avevano pensato di metterci qualcuno che aprisse loro gli occhi sulle conseguenze economiche?

E' un discorso il tuo, tanto corretto quanto esclusivamente pessimistico. Purtroppo il mercato vive di posizioni. Oggi l'idea che tutto non abbia un futuro o che se lo ha, è a tinte fosche, prevale sulla razionalità del fatto che le carte si sono rimescolate.
Un imprenditore, in quanto tale e se tale, dovrebbe riuscire sulla base di scenari a comprendere quali possono o potrebbero essere le evoluzioni legate al proprio business. Un imprenditore che attende aiuti di Stato, sarà sicuramente condannato alla chiusura. Un imprenditore con una visione sufficientemente lungimirante sarà nella posizione di andare a coprire posizioni che fino a ieri erano impensabili. D'altro canto penso che i giovani, più abituati al lavoro a tempo determinato, potrebbero avere qualche opportunità in più a patto di vendere bene la propria flessibilità e perchè no, anche le competenze aggregate maturate nel loro intinerare da un un posto ad un altro. Per quello che riguarda l'italiano medio in versione Zalone Style, la vedo piuttosto grigia. Qui dovranno cambiare le abitudini, ci si dovrà mettere in gioco, prendersi dei rischi, spesso anche solo per mantenere il proprio status quo.

Poi ragazzi questo è solo un punto di vista e non la verità assoluta.
 
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@setter611: E secondo te quando l'Italia sarà un deserto come si vivrà? Dove prenderà lo Stato le risorse per pagare le pensioni e i salari? Mi risulta che nel mondo ogni anno muoiono centinaia di migliaia di persone a causa di incidenti, diabete, tumori ecc ecc.
Perché non chiudiamo tutto?
Ma lo facciamo per una malattia che al di sotto dei 65 anni di età uccide meno dell'1% dei contagiati. E sopra i 65 anni ha un tasso di mortalità tra il 3 e il 4%.
Impoverire un paese fino a questo punto significa ucciderlo, altro che coronavirus.
È probabile che ci siano delle responsabilità per come sono andate le cose e per come sono attualmente gestite. Sappiamo già in anticipo che non cambierà niente, anzi i responsabili riusciranno a trasformarsi in salvatori della patria.
Più o meno quello che sta facendo la Cina.
 
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dolmer

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@CaptainAmerica: la previsione che fai tu, la necessità di adeguarsi alle modificazioni del tessuto sociale ecc, è giusta ma limitata. Qui hanno chiuso i piccoli artigiani. Parliamo di persone che hanno dai 35 ai 60 anni che hanno il loro negozio di abbigliamento, parrucchieri, pizzaioli ecc ecc..
Non hanno né la capacità né tanto meno la possibilità di reinventarsi in un mercato disintegrato dalla recessione.
Quando dicevo che io ho esperienze dirette, lo dico perché una parte consistente del mio lavoro consiste proprio nell'aiutare la ristrutturazione finanziaria di società di persone o di capitali in difficoltà.
Ne ho sotto gli occhi centinaia/migliaia ogni mese.
L'unica cosa che potrà fare lo Stato è accedere al mercato, senza più limiti rigorosi, accedendo ad enormi masse di denaro che successivamente daranno alle Banche affinché queste lo distribuiscano poi alle imprese.
Ma qui c'è un problema. Poiché questi soldi sono prestiti, e dovranno quindi essere restituiti, le Banche non lo potranno MAI prestare a chi non dia sufficienti garanzie (ipoteche su immobili, fideiussioni ecc) e questo per un semplice motivo --> il terrore delle Banche europee è quello di trovarsi un numero ingestibile di crediti deteriorati nei propri bilanci. Ed è proprio per questo motivo che due anni fa è cominciata la più grande svendita mai realizzata nell'economica mondiale di crediti deteriorati (che sono quelli con cui lavoro io). La sola Monte dei Paschi ne ha venduti 7 miliardi, Unicredit oltre 10 miliardi e potrei continuare.
Nel 2017 (dati dal Sole 24ore) la sola Italia registrava 276 miliardi di crediti deteriorati. Dietro a queste cifre ci sono famiglie, persone e imprese che non hanno più alcun accesso al credito, perché quando si smette di pagare si attiva nell'immediato un blocco di accesso al credito di quella persona/impresa.

Ripeto, sarà pure una mia opinione, ma la salute è importante tanto quanto l'economia.

Non a caso Wall Street fa pressione a Trump di tenere tutto aperto, perché questa è l'unica possibilità per non far crollare l'America.
 
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