Il link del Financial Times non va oppure è già stato rimosso.
Se uno volesse buttare benzina sul fuoco potrebbe in parte riprendere la puntata di Report di ieri sera e chiedersi "Ma il fiume di soldi che per decenni sono finiti al sud anche per la sanità dove sono finiti?"
Come mai Ferrara e provincia è la meno contagiata dell'Emilia Romagna,ci sono pochi casi rispetto alle altre province
@Timbraro
Anche Rovigo e comunque la spiegazione per me è solo una: culo.
Concordo. In ambito Lombardia si potrebbe fare lo stesso discorso per quanto riguarda le province di Sondrio e Varese, considerando oltretutto che quest'ultima include nel suo territorio l'aeroporto di Malpensa, eppure...
Poi però scopri che il 95% dei morti ha 80 anni e 2/3 patologie pregresse (diabete o problemi di cuore) e allora ti viene da dire "ma cazzo! ma mi avevano detto che era il vaiolo! Abbiamo chiuso l'intero paese e disintegrato l'economia per l'influenza?"
Te la faccio io la domanda giusta. Se avessi il potere di scegliere: --> è meglio salvare 100.000 persone o salvarne 10 milioni?
Poi aggiungere che di solito l'aspettativa di vita di uno malato di psoriasi generalmente è pari ad un soggetto sano.
Posta così, la fai molto facile. Perché secondo te, sacrificando darwinianamente i meno adatti, hai la garanzia che tutti gli altri sopravvivano? (i.e. tu tieni tutto aperto e l'economia va a gonfie vele, la gente continua a consumare spensieratamente come prima, il virus rimane sotto controllo senza mutare e senza farsi più aggressivo, si sviluppa effettivamente l'immunità che è molto probabile ma finché non è dimostrata rappresenta una pura scommessa, ecc. ecc.; sai: variabili).
Oppure, viceversa, hai la certezza che in caso contrario muoiono in 10.000.000? Perché di questo stiamo parlando. Cerchiamo di capirci: se uno muore, muore; se uno vive, anche in estrema povertà, anche in uno stato di indigenza che non abbiamo mai vissuto in precedenza, ha comunque una chance e se proprio ritiene che la vita sia divenuta invivibile, è sempre in suo potere di togliersela.
E so benissimo che in una situazione di miseria si muore: di denutrizione, di malattie non curate, di cattiva igiene, aumentano esponenzialmente i suicidi, aumenta esponenzialmente la criminalità. Ma non necessariamente in una misura tanto elevata da giustificare il sacrificio eugenetico dei presunti "più deboli".
E non credo che sia corretto equiparare povertà e morte. Sarò schifosamente attaccato a quella merdaccia che è la nostra vita, ma se dovessi scegliere oggi se morire subito o vivere altri dieci anni in povertà, sceglierei senz'altro la seconda. E nella piena consapevolezza che sarebbero davvero lacrime e sangue, mica una passeggiata spensierata.
Tu, invece sceglieresti la prima opzione. Accomodati. Se si potesse scegliere di farlo, ti proporrei di sacrificarti per il bene dell'umanità; se ti senti così sicuro dei numeri a cazzo che sciorini con tanta sicumera (100.000 a 10.000.000: grazie di averci risparmiato i passaggi matematici della tua precisa operazione) e se confermi che uno dovrebbe accettare l'idea di morire piuttosto che far vivere in miseria sé e gli altri, mi chiedo cosa ti tratterrebbe da un tale sacrificio.
Nel frattempo, io, invece, lotto con tutte le mie forze per tenermela, la mia vita, per merdosa che possa essere. E, no, non ritengo che nessuna comunità di individui a cui appartengo abbia il diritto di chiederemi di rinunciare ad essa per il "bene comune". Ognuno ha il sacrosanto egoistico diritto di fare qualsiasi cosa ritenga sia in suo potere per salvaguardare la propria personale esistenza.
Un esempio concreto?
Metti che in una fabbrica ci sono 100 operai. Se 40 di questi sono sotto i 50 anni, dove il tasso di mortalità (salvo la rara eccezione che può sempre capitare) è molto basso (parliamo dello 0,5%), devono andare a lavorare e far produrre quella fabbrica.
Tenendosi poi distanziati dagli altri, ma devono mandare avanti la produzione.
D'altronde, che senso ha ragionando al contrario che, nel mio esempio, 40 persone perfettamente sane e a bassissimo rischio devono stare a casa tutto il giorno? Rischiando, tra l'altro di perdere poi quel posto di lavoro!
Il senso non è il rischio che correte voi, ma quello che potreste far correre ad altri (potendo essere 40 portatori asintomatici).D'altronde, che senso ha ragionando al contrario che, nel mio esempio, 40 persone perfettamente sane e a bassissimo rischio devono stare a casa tutto il giorno? Rischiando, tra l'altro di perdere poi quel posto di lavoro!
Il link del Financial Times non va oppure è già stato rimosso.
Yuval Noah Harari «The world after coronavirus» E' un articolo di questo famoso storico israeliano pubblicato sul «Financial Times». Lo puoi trovare con le indicazioni di titolo e autore.
Il link del Financial Times non va oppure è già stato rimosso.
Yuval Noah Harari «The world after coronavirus» E' un articolo di questo famoso storico israeliano pubblicato sul «Financial Times». Lo puoi trovare con le indicazioni di titolo e autore.
Adesso darò scandalo...
Più o meno tutti gli economisti si stanno producendo in "profezie" analoghe in questi giorni, da Stiglitz a Fitoussi.
Non me ne volessero se mi leggessero come non me ne voglia chiunque altro ma, senso comune a parte, siamo si e no un gradino sopra all'oroscopo e alla superstizione.
Il futuro non può prevederlo nessuno, basta che prendi le stime del PIL che, se non le adeguassero ogni tre mesi, se le facessi anche solo un anno per l'altro ogni volta le sbaglieresti comunque di una percentuale non trascurabile.
Ricordati che la SARS per esempio "scomparì nel nulla" come era venuta e il vaccino, funzionante, che fu pure sviluppato lo hanno messo su uno scaffale sperando e in buona parte essendo sicuri di non usarlo mai.