Veramente sarebbe lei, gentile utente Petra, a dover giustificare le sue perentorie affermazioni di fallimento della regolamentazione, soprattutto considerato che questo é un forum di punter e lei sta caldeggiando la nostra criminalizzazione attraverso il modello svedese (se ne sono resi conto i lettori?). Sarebbe così cortese da presentarci dei dati, di fonte attendibile, che supportino le sue certezze?
Perché io conosco una storia diversa. E cioé che, a fronte di un'impressionante campagna propagandistica dei media, sostenuta dalle femministe più o meno radicali, volta a far credere che la schiavitù sia la normalità tra le lavoratrici del sesso, in realtà solo una piccola minoranza di esse fa la prostituta perché costretta. In Germania, ad esempio, proprio il paese delle piena legalizzazione, che secondo lei sarebbe un alveare di schiavisti sfruttatori, esistono dati ufficiali sulla cosiddetta "tratta", forniti dalla polizia federale. Questi dati sono stati citati e discussi in un articolo del ricercatore Matthis Lehmann tradotto in italiano
https://researchprojectgermany.word...e-tedesca-sulla-prostituzione-bugie-e-verita/
Gli stessi dati sono stati ripresi da Jonathan nel suo blog
https://jonathanxblog.wordpress.com/2013/07/07/il-corriere-colpisce-ancora/
Secondo questi dati, i casi di tratta in Germania si sono dimezzati dagli anni '90 ad oggi. E comunque sono numericamente irrisori di fronte ad un numero di lavoratrici del sesso che si stima intorno alle 400000. E' un vero peccato, anzi una vergogna, che sulla stampa italiana, ma anche internazionale, si preferisca invece dare enfasi alle sparate non documentate delle varie associazioni proibizioniste piuttosto che ai dati ufficiali della polizia federale tedesca.
Andrebbe inoltre considerato, una volta per tutte, che quando si parla di "trafficking" ("tratta") in alcuni paesi c'é molta ambiguità per come viene definita, il che sembra essere fatto apposta per gonfiare a dismisura i numeri. Come argomentato da Felicia Anna, una prostituta rumena che lavora nel quartiere (legale) a luce rosse di Amsterdam, e che da circa un anno tiene un blog da attivista proprio per smentire quelle che lei stessa considera menzogne dei proibizionisti
http://behindtheredlightdistrict.blogspot.it/
(tutto il blog é sull'argomento, inutile indicarne un post specifico)
in Olanda, altro paese della legalizzazione, tendono a conteggiare come "trafficata" una donna che venga a lavorare
volontariamente come prostituta, ma che per fare ciò si appoggi ad una terza parte, per esempio per essere temporaneamente ospitata o per compilare i moduli per mettersi in regola. E' evidente che si tratta solo di uno stratagemma propagandistico per gonfiare indebitamente il numero di donne "trafficked" e indurre i lettori, ed elettori, più ingenui ad accettare come necessario un modello di legge che criminalizzi la prostituzione.
Tra l'altro noi, come, ripeto, punter dichiarati, possiamo fare affermazioni in tema di prostituzione fondate su un'esperienza diretta, cioé il contatto più o meno frequente con le prostitute stesse. Dal quale ricaviamo impressioni, se non dati scientifici, su quante di loro detestino il lavoro che fanno e che probabilità abbiano di esservi costrette. Esperienze dalle quali é sempre uscita rafforzata la mia impressione che la stragrande maggioranza lo faccia per libera scelta.
Posso chiedere, lei, invece, in base a quali esperienze parla?
Quanto al fatto che il mondo si stia spostando verso l'adozione del modello svedese, la cosa, certo, mi preoccupa ma non é necessariamente motivo per perdere la speranza. A partire dagli anni '30 del secolo scorso, il mondo sembrava spostarsi inarrestabilmente verso il nazifascismo e negli anni '70 verso il comunismo, ma oggi vediamo che poi non é andata così.
E' legittimo sperare che, alla fine, il buon senso prevalga anche in materia di prostituzione.