Re: LA MIA STORIA DI PUNTER:RADICI ED EVOLUZIONE DI UNA PASS
Anty972 ha scritto:
Ho parlato con altri miei Amici o Conoscenti Punter di persona anche con un mio Cugino e mi hanno confermato che la loro Storia di Amore andata male era probabilmente il risultato di una Nevrosi che lavorava nelle loro menti da Molto prima anche dell'Inizio della loro Vicenda Sentimentale probabile risultato di scompensi Affettivi che ci si porta dall'Infanzia!! Io stesso mi rendo conto che spesso ho una Vita Sociale Stringatissima proprio per la mia Mentalità Scettica e Pessimista ma è un modo di vivere che ho imparato da mio Padre un MISANTROPO Esponenziale!!
Guarda Anty, ti ripeto, non ho le basi per un approccio psicologico, diciamo che è più un'analisi personale che non si fonda su basi scientifiche. Per quanto riguarda il mio caso posso dirti che la mia storia è andata male perchè, evidentemente, doveva andare così (e aggiungo PER FORTUNA!!!!
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per fortuna davvero!!!!), a causa di errori da ambo le parti e di due caratteri e modi di essere, vivere e pensare opposti, diversi, che non potevano conciliarsi, senza scomodare possibili problematiche con radici infantili. L mia storia fu frutto del caso, delle mie scelte e non risultato di una nevrosi.
Mi sono sempre chiesto se questa vicenda rispondesse ad un mio bisogno, del tempo, affettivo, di avere una ragazza al mio fianco o spinto dalla solitudine e cose simili. E anche qui posso dirti di no!
Fu qualcosa assolutamente non cercata da parte mia, capitò e basta. Non sono mai andato alla disperata ricerca di un rapporto, mai, e qui non c'entrano soltanto il mio carattere e la mia proverbiale timidezza. Sin dall'adolescenza ho abbandonato quella visione romantica e sentimentale dell'amore e dei rapporti amorosi sulla base di ciò che si presentava ai miei occhi. Ossia che tutte le mie coetanee mediamente carine se la tiravano in modo mostruoso, si sentivano chissà quali strafighe, nonchè donne di mondo, si preoccupavano di cose futili quali la borsetta, la scarpa, il pantalone, la gonna all'ultimo grido, l'acconciatura e il trucco perfetti, e non potevano dare retta, anche solo per una semplice chiacchierata, a un comune mortale qualsiasi, ad un qualunque ragazzo "normale", eh no, loro andavano dietro sempre e solo al "grande amore", rappresentato sempre dal prototipo del fighetto, spaccone, maleducato, con i soldi (del papi), vestito alla moda, con il cellulare di ultima generazione ed il motorino fiammante o la macchinetta, perchè il valore dei boy veniva da loro misurato in base alla quantità di cose leggere essi potevano garantirgli e non su quanto pensavano, sui loro interessi, sulle loro passioni, sul loro effettivo modo di essere, sui valori nei quali credevano ed altre mostruosità del genere.
Sulla base di questi elementi cominciai pertanto a maturare una progressiva diffidenza sulla possibilità di vivere un rapporto sentimentale, almeno per come lo intendevo io, e sin dall'età di 15-16 anni avevo perciò capito che era difficile avere quella storia che tutti i ragazzini magari sognano, la meschinità della realtà di cui si faceva parte sviliva quel grande slancio ma almeno aiutava ad aprire gli occhi e a capire come stavano effettivamente le cose. Era anche per questo che non andavo assolutamente in cerca di storie, al massimo di esperienze fisiche che comunque non si concretizzarono mai.
Questo modo di pensare mi ha accompagnato anche crescendo e diventando ventenne. Continuavo a non andare in cerca di storie e vivevo una vita appagante, serena, molto tranquilla, stavo bene con me stesso, da solo con me stesso, con i miei amici e con la mia, buona, vita sociale, non ero affetto da nessuna nevrosi, avevo un certo equilibrio, fino a quando non mi imbattei nella mia "carnefice". Nonostante tutto, dentro di me avvertivo lievi ma oscuri presentimenti, tuttavia vuoi per l'ingenuità dei miei vent'anni, vuoi per inesperienza, per poca lungimiranza, vuoi per la voglia di divertirmi, vuoi per l'istinto che prende il sopravvento sulla razionalità, dopo un pò ho ceduto. Che poi da storiella leggera si trasformò in cosa seria eccetera, eccetera, fino alla sua conclusione.
Anche io ho una visione sostanzialmente pessimistica, personale, non influenzata da alcun genitore, parente, amico o consocente, ma più dettata dalla ragione e dall'analisi della realtà, quindi non come punto di partenza, bensì di arrivo della mia riflessione sul reale, che fortunatamente non sfocia nella misantropia e che mi ha consentito di avere sempre una vita sociale soddisfacente.