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Re: LA MIA STORIA DI PUNTER:RADICI ED EVOLUZIONE DI UNA PASS
Questo grigio sabato di metà novembre mi induce a fare un paio di riflessioni..
Mi piace osservare il mondo, soprattutto il mio piccolo mondo, e i suoi componenti, ma non mi limito a guardarlo da lontano, tendo ad analizzare, studiare azioni, parole e comportamenti e confrontarli con il mio modo di agire e di pensare.
Tra i miei amici in quest'ultimo periodo noto un certo "movimento". Alcuni, single, si impegnano nella ricerca di una compagnia femminile, chi solo per sesso, chi anche per qualcosa di più forse, altri, quelli già occupati, non disdegnerebbero una ventata di novità, tutt'altro.
Ascolto i loro discorsi, raccolgo le loro impressioni e, oltre le righe, mi illudo di leggere le loro speranze. Sorrido, amaramente e con un filo di tristezza, non tutti sanno come la penso, soltanto uno.
Questo è il quadretto che ne ricavo. Gli accoppiati vedono aumentare il loro grado di frustrazione e il desiderio di "altro", mentre tra i single qualcuno potrebbe rimanere con il solito pugno di mosche in mano, qualcun altro potrebbe giocarsi le sue carte, le possibilità di successo e di un esito negativo si equivalgono abbastanza, niente di certo comunque, invece qualcun altro ancora, anzi soltanto uno, preferirà mettersi davanti ad un computer e cercare annunci di sesso a pagamento.
E io? Mi sento un "diverso". Ma non nell'accezione negativa del termine, non ho nemmeno la presunzione di definirla positiva, diciamo che preferisco attenermi al suo significato originario.
Sono "diverso", dicevo, la mia scelta al momento è questa, pay girl. Una scelta personale, frutto di un percorso e che comunque affonda le sue origini nel mio passato.
A volte, in giornate come questa in cui il mio umore tende maggiormente alla malinconia e all'introspezione, ancora mi chiedo se è quella la normalità, quella che io rifuggo consapevolmente e che ho rifiutato. Ma al tempo stesso mi domando anche che cosa davvero si indica con il termine normalità e quanto possa essere salutare. Perchè a volte la normalità si può capovolgere in anormalità e viceversa.
Una certezza ce l'ho. So che non potrei essere diversamente da quello che sono ora. Non sarei io, non sarei me stesso e comunque certamente vivrei male, molto male la mia vita. Che ognuno faccia il suo gioco. Il mio l'ho scelto.
Questo grigio sabato di metà novembre mi induce a fare un paio di riflessioni..
Mi piace osservare il mondo, soprattutto il mio piccolo mondo, e i suoi componenti, ma non mi limito a guardarlo da lontano, tendo ad analizzare, studiare azioni, parole e comportamenti e confrontarli con il mio modo di agire e di pensare.
Tra i miei amici in quest'ultimo periodo noto un certo "movimento". Alcuni, single, si impegnano nella ricerca di una compagnia femminile, chi solo per sesso, chi anche per qualcosa di più forse, altri, quelli già occupati, non disdegnerebbero una ventata di novità, tutt'altro.
Ascolto i loro discorsi, raccolgo le loro impressioni e, oltre le righe, mi illudo di leggere le loro speranze. Sorrido, amaramente e con un filo di tristezza, non tutti sanno come la penso, soltanto uno.
Questo è il quadretto che ne ricavo. Gli accoppiati vedono aumentare il loro grado di frustrazione e il desiderio di "altro", mentre tra i single qualcuno potrebbe rimanere con il solito pugno di mosche in mano, qualcun altro potrebbe giocarsi le sue carte, le possibilità di successo e di un esito negativo si equivalgono abbastanza, niente di certo comunque, invece qualcun altro ancora, anzi soltanto uno, preferirà mettersi davanti ad un computer e cercare annunci di sesso a pagamento.
E io? Mi sento un "diverso". Ma non nell'accezione negativa del termine, non ho nemmeno la presunzione di definirla positiva, diciamo che preferisco attenermi al suo significato originario.
Sono "diverso", dicevo, la mia scelta al momento è questa, pay girl. Una scelta personale, frutto di un percorso e che comunque affonda le sue origini nel mio passato.
A volte, in giornate come questa in cui il mio umore tende maggiormente alla malinconia e all'introspezione, ancora mi chiedo se è quella la normalità, quella che io rifuggo consapevolmente e che ho rifiutato. Ma al tempo stesso mi domando anche che cosa davvero si indica con il termine normalità e quanto possa essere salutare. Perchè a volte la normalità si può capovolgere in anormalità e viceversa.
Una certezza ce l'ho. So che non potrei essere diversamente da quello che sono ora. Non sarei io, non sarei me stesso e comunque certamente vivrei male, molto male la mia vita. Che ognuno faccia il suo gioco. Il mio l'ho scelto.