Storielline di ordinaria pattayanità
Prezzi standard per un’ottimissima pasta alla carbonara ed insalata greca da ‘I love pizza’, un localetto minuscolo vicino all’incrocio tra la Pattaya South e la Kophai Rd
★★★★★ · Italian restaurant
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Arrivo dopo una visita corroborante ai vicini clubbini di Soi Bongkot (continue novità, ‘tacci loro...). Al momento sono l’unico cliente ma l’unica tipa presente dietro al bancone del locale è impegnata con un bimbo minuscolo: questo poveretto è malamente appoggiato su un tavolino ed appena lei si allontana il piccolo fagotto rotola rischiando di cadere... situazione surreale e che avrebbe anche una soluzione semplicissima. Tuttavia al momento, come sempre conviene fare in thai, prendo quel che il destino mi presenta godendone come si può: acchiappo piatti, menù, posate, cestino dei condimenti e mi preparo la tavola. Poi torno in cucina con il mio menù, indicando quel che vorrei (prima o poi) e torno al mio tavolinetto dove attivo il pattayofono avendo poco meno di mille anni di repliche da scrivere ai messaggi di tutto il mandorlame.
Io sto generalmente all’esterno, non mi piace tanto l’aria condizionata. Ci sono due mini tavolinetti, una luce al neon da laboratorio RIS e due divanoni glam con fiori di plastica e dei tavolinetti bassi, come fossimo in spiaggia a Dubai
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Dopo poco arrivano altri potenziali mangiatori: una famiglia russa con tre bimbi, mamma stratosferica atleticissima, magra, alta, gran gambe, vestita alla moda e babbo giovane, barbuto, con occhiali da sole, anelli, tatuaggi, aria seccata... quasi uno standard.
Poi famiglia mista: panzettone farang ingrigito, mamma thai alta snella bellissima, capelli lunghi fino al culo, e due figlioletti.
Cresce il livello di casino, dato che il locale minuscolo così è già pieno.
Arriva il mio piatto. È tanto che lo desidero e dunque ho proceduto senza vergogna: spaghetti alla carbonara, con una fantastica bresaola (i sofisticatoni più sensibili ci scuseranno) ed ottimo olio d’oliva.
Contemporaneamente arriva, con grande scaramazzo, un altro solitario, un tipo americaniforme: motcicletta oversize maledettamente rumorosa, senza casco, occhiali da sole sulla testa, completino bianco attillato da ginnastica, scarpe da corsa, calzettini colorati, tatuaggi, modi decisi... così deciso che non ha inteso una sega dei parcheggi.
Capisco che la questione non sia semplice. Nel casino urbanistico di questa città non ci sono cartelli ma vale una specie di regola del pollaio: non puoi parcheggiare davanti ad un esercizio se non sei un customer. La definizione convenzionale di ‘davanti’ assomiglia a quella di spazio aereo... come molte cose thai è affidata più che alle norme allo spirito del Buddah.
E’ sabato sera ma l’officinetta meccanica che confina con ‘I love pizza’ è aperta ed operosissima, davanti c’è giusto una minuscola striscia di terra, poi la strada (Soi Bongkot 5) e poi una specie di praticello fangoso con erbacce incolte e delle moto parcheggiate.
Ecco, questo territorio essendo ‘davanti’ all’officinetta, sebbene schifato pure dalle pantegane, è inviolabile ma l’americano non ha alcun dubbio, e ci si piazza...
Poi entra da I love pizza come entrasse nel saloon e senza neppure un ciaociao o mezzo sorriso dice qualcosa tipo
- higuyhowfoohere?
- What, please? Not sure to have clearly understood...
- Oh God! I said: how is the food here?
- oh very good by now, but consider that is the first time here for me. Usually I go to MamaPasta, two hundred meters from here. Just for change, but even for...
- OKthanksguyletshaveatry!
Si siede ed io mi rituffo nelle mie cose, dimenticandomene in un attimo.
Dopo un certo tempo sento di nuovo il suo ringhio o forse una sua frase... mi volto e lo vedo sbracato a gambe aperte, letteralmente come le parodie cowboy. Volendo esprimere, credo, la seccatura dell’attesa in modo plateale. Immagino i suoi pensieri: “in questo paese di sottosviluppati non funziona un fuckin cazzo di nulla, si meritano questa fucking miseria, ma che cazzo ci vuole a fare un cazzo di hamburger del cazzo”.
Già che i nostri sguardi si sono reincontrati, gli dico al volo che c’è una persona in cucina ed una sola cameriera che è una ragazza sui vent’anni che contemporaneamente ha a che fare con un bimbo di qualche mese, poi mi alzo e vado a prendergli un menù, così che potesse spendere il suo tempo in modo più produttivo...
Non faccio in tempo a tornare con il menù (bello bisunto e con le pagine tutte stropicciate, come
d’ordinanza) che la copia tappetta di J.Wayne scosta la sedia con maschia risoluzione, si alza e si dirige deciso verso l’uscita con un ‘fuckingpeople...’ che credo volesse sintetizzare ‘certo che da McDonald sono più spicci’.
Vabè mi riapplico alla mia carbonara ed ai messaggi delle mandorline dal portafoglio sempre in crisi. Tizio sta per saltare in sella alla moto e (aspettavo questo momento...) esce il meccanico dal negozio che lo chiama (hallo mister...). Mr.Fuking manda tutti a cagare in modo abbastanza chiaro... il peggior errore che poteva fare.
Piuttosto che balzare in sella e sparire, sembra abbia proprio voglia di menare le mani, dunque scende da cavallo, gonfia il petto, allarga le spalle e si dirige con fare battagliero verso la bottega del meccanico, che, come vuole un antico rituale asiatico, aveva già richiamato l’attenzione di tanti pacifici buddisti che, in catarsi da sabato-sera-alcolico, non vedono l’ora di dare una rinfrescatina al concetto di orgoglio del popolo thai...
Veramente la stupidità di certi tangheri mi è impossibile da capire, comunque sia com’è andata a finire è facile da intuire: spintoni, grida, auto che si fermano in mezzo alla strada, chiavi inglesi ed altre utili attrezzature da meccanico che trovano nuovi e più fantasiosi impieghi e qualche coreografica ferita. Alla fine una gran lavata con l’idrante scrive il giusto finale per la comica.
Sparecchio, mi faccio il conto da solo, pago, spendo una chiacchieratina minima col bravo cuoco che mi mostra i video su youtube attraverso i quali ha imparato le ricette italiane, lascio il tip-for-baby e, quando esco, la giovane mamma thai corre sulla porta e mi saluta con un sonoro... ‘ciao bella!’ :-D :-D