Come promesso
qui ecco…
Perversodoma&Scemorra
Si incontrano farang stronzi in quantità: scorretti nella guida, aggressivi durante il Songkran, rumorosi nei locali, molesti se ciucchi. Paragonati ai thai, che certamente non sono proprio un modello virtuoso, i farang pattayani è evidente che non svettino in quanto ad etica.
Tuttavia c’è una particolare forma espressiva del farang-puttaniere che credo vada nel capitolo ’depravazione’ della quale ho parlato poco. Forse perché appena ne annuso l’odore cambio strada, però il caso è così gentile che ogni tanto ci si inciampa. Trascuriamo al volo tutti i commenti possibili legati a filosofie troppo alte... giusto/sbagliato? arbitrio del giudizio? libertà personali? consapevolezza? open cialtromindness? Personalmente, in tutta sincerità, evidentemente senza possibilità di essere smentito direi: fastidio? Si.
C’è l’intenditore, che si eccita solo se vede le lesbiche al lavoro. OK, ma l’aggravante consta nel fatto che dichiara, bello come il sole, di essere assolutamente in grado di distinguere le attrici dalle vere lesbiche, che naturalmente lui pretende.
C’è lo sborone che deve per forza far godere le mandorlette, e racconta di riuscirci sistematicamente… con l’aggravante che se lui viene una, due, tre volte, allora la poveretta di turno deve pure venire due, tre, quattro volte...
C’è quello fissato con i vibratori che, soavemente ignaro delle leggi nazionali, arriva con mezza valigia di baracchetti di ogni forma e misura. Quando le ladies raccontano di costoro si rotolano sul pavimento dal ridere, dimostrando anche una certa forza d’animo plasticamente contrapposta alla evanescenza caratteriale di questi soggetti.
C’è il monomaniaco che senza la disponibilità del culo non concepisce alcuna possibilità di divertimento. Mi spiace ma ai miei occhi, in questa loro mania, appaiono abbastanza uniformemente come orgogliosamente ottusi. Mi pare che sia come affacciarsi all’arco alpino ma passare tutto il tempo chiusi in una baita a mangiare sempre lo stesso strudel ;-)
C’è il cinofilo che, di tutta la propria nobilissima superficie, deve farsi leccare proprio l’affaccio dell’intestino crasso. C’è l’inevitabile esercito dei fantasquirtofili... e credo che qui sfondiamo proprio il perimetro del disagio.
E’ davvero un mondo
zoo sterminato quanto un manuale ‘il Mulino’ di psicopatologia. Quelli che ambiscono al CIM a tradimento. Quelli che, accordatisi sul COF, mirano ai capelli sapendo di massimizzare il danno. Quelli che devono tirare i capelli, spingere teste, bloccare polsi, soffocare... e poi i campioni universali, l‘esercito disperatamente in espansione (proprio proporzionalmente alla stupidità universale) dei nemici delle barriere gommose... un fatto tristissimo che si appoggia da un lato a donne che hanno formato i propri pensieri trascorrendo l’adolescenza in qualche sperduto ambiente agricolo cercando di respingere le avance (gratuite) di zii, amici dei fratelli e compaesani varii, e dall’altro a soggetti la cui formazione s’è sviluppata sostanzialmente nel perimetro della propria stanzetta nell’estatica osservazione del proprio augusto ombelico.
Non è improprio dunque il racconto di un episodietto curioso, vissuto al Kings’ Club. Un pomeriggio durante il quale non c’è Tony ma lei stessa, via Line, mi dice di rivolgermi all’amica Patty. Così arrivo e trovo Patty già pronta: mi piace, è una trentina del nord-ovest, alta e col naso dritto, ha delle gambe un po’ troppo pienotte per il mio standard ma è simpatica. Effettivamente pare abbastanza vecchia scuola, si spoglia completamente senza neppure un accenno agli extra, mi lava con calma e cura (prima e dopo), nel BBj non ha la perizia di Toni ma si impegna, nello scopare invece è molto più brava: baci a volontà e grande partecipazione. Quel che però volevo raccontare riguarda un altro aspetto di questa pomeriggiata...
Mentre io e Patty siamo in doccia post-coitale, si affaccia un anziano farang spilungone. Per fare lo spiritoso, lo invito ad unirsi e lui... lo fa davvero! Son quasi inorridito, tuttavia il tipo, nel suo aplomb nordico, è ultrasignorile, molto gioviale e, tutto sommato, divertente. È accompagnato da Annie, una magrissima ed esperta senior del locale. Annie e Patty si parlano un attimo e Patty mi strizza l’occhio e dice che poi mi spiega...
Ci troviamo in stanze attigue, dovremmo rivestirci ma sentiamo l’anziano svedese ridanciano che bofonchia, allora Patty inizia a battere velocemente le mani sulle gambe, ciack, ciack, ciack, ciack... ansima, mugola, urla il suo godimento in modo cinematografico... tutto a beneficio dei vicini di stanza e se la ride ;-)
Dato che non c’è una vera parete ma un tramezzo, si alza in piedi sul letto e si affaccia gridando qualcosa all’amica. Non capisco bene cosa stia succedendo ed una volta di più mi pare di essere precipitato in una storia freak di
@Lafayette :-/
Patty mi chiede di seguirla. A passettini silenziosi, come la caricatura di un agente segreto, esce in corridoio, mi tira per l’uccello come fosse un guinzaglio, apre piano piano la porta della stanza accanto, ridacchiando infila la sua testa e poi si rivolge a me chiedendo di affacciarmi... sono un po’ dubbioso ma lei è tranquilla e sicura del fatto suo. L’anziano è prono sul letto, l’espressione del volto è sognante ed Annie sta procedendo con un infinito BBJ.
Proprio questo è il punctum, come mi spiegherà poi Patty: il tizio viene al club all’apertura, paga pure bene ma pretende BBJ di ore: spruzza, si fa lavare e poi torna a farsi succhiare e così via per un giorno intero. Roba da matti? Appunto!
Tuttavia s’è scoperto un trucco: se c’è qualcuno che lo guarda, allora l’infame si produce in un ghigno di soddisfazione e spruzza all’istante! Insomma la brava Patty stava cercando, con tutte queste manovre, di aiutare l’amica Annie a non slogarsi le mascelle. Un modo intelligente di trasformare una stramberia faranga in un’opportunità.
L’anziano svedese è ormai parte dell’arredamento di questo serraglio umano ma credo che la principale stortura del farang da terzo millennio abbia un volto meno rugoso. Secondo le ladies di più lunga esperienza è cambiata velocemente la tipologia di cliente: l’attuale modello, probabilmente incanalato dall’estetica industriale del porno, pare avere la maggior parte dello spazio dei propri pensieri occupato da una scritta in caratteri scatolati che lampeggia: SBORRARE!
Arrivano dai villaggi mandorline che non si applicano più neppure allo studio dell’inglese, tanto sanno che il loro cliente sarà accontentato da una scopatina furiosa di 30’ e penserà alla possibilità di scambiarsi due gentilezze e due cazzate, come ad un fastidio. BBJ furiosi, scopate furiose (sempre più a crudo) e via un altro: si fatica meno, si guadagna di più, tutti contenti.
In questa visione, direi seriale, del sesso, la mandorlina non cerca la fidelizzazione ed il farang tende ad accumulare nel suo sconclusionato diarietto quante più scopate possibili. Se poi sono tutte uguali, conformi ad uno stereotipo da scoiattoli, pare non pregiudicare l’esperienza.
Quel che era una volta la ragione sociale del sex-market asiatico pare non interessare più molto: il fantastico take care, la possibilità di essere accuditi, di passare assieme non i 20-30 minuti di una rabbiosa rivalsa contro la propria insoddisfazione ma le ore di lunghi pomeriggi, di una nottata intera, godendo del piacere dell’intimità (più o meno autentica che sia), del contatto, del carezzare per un tempo indefinito una pelle meravigliosamente liscia che riveste una muscolatura meravigliosamente soda, della dolcezza dei mutui lavaggi, del fatto di chiacchierare tranquilli a mollo in qualche vasca o di mangiucchiare in balcone o sulla spiaggia.
Godiamo per le opportunità di oggi, ‘che non è detto restino anche domani. Augh!