La legge è rimasta la stessa, ma non credo che tutto sia rimasto come prima.
Vuoi per il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Merlin, vuoi per la proposta di legalizzazione di Guadagnini, negli ultimi giorni il dibattito si è scatenato e sono comparsi tantissimi articoli e trasmissioni sull'argomento. Ma questa volta, molti erano per la nostra criminalizzazione.
Non ricordo di aver mai visto un'ondata di odio contro di noi come questa. La propaganda degli ultimi anni di femministe e preti, a base di menzogne, ha avuto effetto e vedo che ormai si dà per acquisto il "fallimento" della legalizzazione. Evidentemente molti hanno subodorato che il modello nordico, voluto dalla maggioranza delle femministe, bussa alla porta anche in Italia e, con caratteristico conformismo, saltano sul carro del "progresso storico", spalando merda contro di noi. Non ultimo il Presidente delle Repubblica nel suo intervento di poche ore fa per l'otto marzo.
Se ne avete voglia, guardatevi a titolo di esempio
questa puntata di "Storie italiane", di martedì 5.3 su RAI1. Neanche uno straccio di analisi critica del dogma "sono tutte schiave", non un dubbio sul fallimento delle legalizzazione, nessun pluralismo di opinioni.
5 ospiti in studio: Donaldo Bonaiuto (Giovanni XXIII), Roberto Alessi (giornalista RAI), Giovanni Terzi (giornalista/conduttore RAI), Laura Tecce (giornalista del Giornale), Davide Desario (direttore di Leggo).
I primi tre dichiaratamente a favore del modello nordico.
La Tecce che inizia con distinguo deboli e improbabili ("ci sono anche i gigolò") per arrivare a concludere trascinata dagli altri che le punizioni dei clienti non devono essere locali ma sancite da una legge nazionale, anche se non è chiaro se lo chiede per tutta la prostituzione o solo quella di strada.
Il Desario, per non essere tagliato fuori, sfoggia un elenco di notizie truculente ("i papponi fanno sentire alla ragazza la voce del fratellino ostaggio") e su Leggo pubblica la notizia del cliente intervistato al quale non gliene fregherebbe niente se sono costrette o no. Peccato che nell'intevista mandata in onda il cliente, comunque scelto per i loro scopi, alla domanda se sono schiave, dica prima chiaramente che "non sono schiave".
Tutto fa brodo per far vedere come siamo abbietti. In questo momento siamo i "reietti" della società e non è illogico aspettarsi un adeguamento legislativo che lo sancisca.
Tralascio per non annoiare le altre numerose incongruenze della trasmissione (p.es la madre che vive in un quartiere di Napoli dove è presente la prostituzione, alla domanda del giornalista che chiede se sono minorenni parla di "bambine", ma dopo pochi secondi alludendo alla figlia dice "io ho
una bambina di 18 anni". Una bambina ... maggiorenne).
Non è possibile che sul primo canale della TV di Stato, con un partito di governo che cerca di introdurre una qualche legalizzazione, venga fatta una trasmissione come questa, di una faziosità e mancanza di plularismo degna delle dittature del secolo scorso.
Conto di mandare un messaggio di protesta al Presidente della RAI, Marcello Foa. Sembrava un Anticristo ma finora è impalpabile.