Forse sbaglio, ma non sono certo che tu ti sia impegnato di meno.
Sono molto frequenti i casi nei quali si sottovaluta ciò che si è fatto, semplicemente perché si è fatto ciò che si doveva senza enfatizzarlo, senza sentire la propria azione come un peso insopportabile.
A riprova, segnalo di conoscere fior di scioperati convinti invece di avere prodotto chissà quale sforzo: in particolare ricordo una coppia di imbecilli universitari delle mie parti, fidanzati, che anni fa raccontavano a tutti di studiare come ossessi.
Saltò fuori che tutto 'sto studio consisteva in due ore alla settimana, intervallate da lieto fancazzo.
Uno si è laureato, l'altra mai.
Ad oggi lavorano entrambi, ed ancora sostengono di impegnarsi tantissimo.
Senza che i di loro colleghi e superiori se ne siano mai accorti, è l'osservazione unanime.
Non capisco dove stia la sfortuna.
Talvolta accade.
Un mio conoscente, da giovane ragazzo molto bello e molto ricco, basava il suo successo su tali fatti: sicché la sua conversazione era nulla.
In senso letterale: non parlava proprio, alle elementari rischiò l'arruolamento nelle - allora esistenti - classi differenziali.
Emetteva solo estemporanei sospiri, con sguardi nel vuoto e pronuncia di casuali "eh..." che le ragazze dell'epoca valutavano come pensieri profondissimi.
L'equivoco durò fino al permanere della forma fisica: la sua attuale moglie, a sua volta ex bellona, oggi costituisce un campionario vivente di plastiche assortite ed è resa isterica dalla di lui inettitudine.
Nonché dalla propria: essendo le sostanze ereditarie della di lui famiglia l'unica prospettiva del futuro, non può divorziare, al fine di non essere esclusa dalla successione del tapino.
Ti dirò: non li invidio.
Mi ricordi un artista che conobbi tanti anni fa, quando egli era già in età avanzata.
Ormai anziano, si vestiva con cura e risultava quel che si dice un piacevole signore distinto, dalla grande cultura e dal modo di fare cortese, molto affascinante.
Una sera, ad una cena, gli presentarono due belle ragazze: le quali, dopo un po' di conversazione, letteralmente pendevano dalle sue labbra.
Vista l'ora tarda e la stanchezza che lo aveva colto, ad una certo momento egli si congedò dalla compagnia: le due ragazze lo salutarono dispiaciutissime, gli chiesero il telefono e gli lasciarono il proprio su un biglietto.
Quando arrivò il taxi che lo doveva portare a casa, io uscii dal locale con lui per salutarlo.
Gli feci i complimenti per il grande successo con le due ragazze.
Lui mi guardò con aria serafica, strappò il biglietto con il loro numero e mi disse: " Lafayette, ho 80 anni: hai idea del dramma che dovrei vivere se mi capitasse di finirci a letto?"
Però questo non è un atteggiamento da
gentleman, lasciamelo dire.
Forse quando avrai 40/50 anni accetterai i fatti della tua vita con minore apprensione, e capirai che l'aver lavorato sul tuo profilo professionale - e sul tuo carattere - ti permetterà di ottenere un qualche consenso dal mondo femminile.
Con coetanee e non coetanee, con pay o non pay, tra l'altro.