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Psicodramma asiatico
Nel mio complex residenziale ho un contratto con una società di solerti ragazzone che prevede la pulizia quotidiana, compreso lavaggio e cambio di lenzuoli ed asciugamani. Le tante donne che si alternano in questo servizio sono generalmente molto brave ed affidabili. Abbiamo concordato una finestra oraria ma, anche se io non sono in casa, hanno le chiavi, entrano e sistemano tutto. La tariffa che abbiamo concordato è di 3kTHB/mese per un contratto annuale. E’ abbastanza vantaggiosa per loro, considerando che per molte settimane all’anno io sono altrove.
Ora ho proposto di lasciare tutto com’è tranne per il fatto di cambiare con minore frequenza lenzuoli ed asciugamani. Ad esempio solo lunedì, mercoledì e venerdì. Questo un po’ per un piccolo scrupolo ambientale un po’ perché davvero non mi serve. Sembrerebbe una proposta del tutto ragionevole, considerando anche il fatto che non ho chiesto di rivedere le tariffe. Insomma ai nostri occhi occidentali appare come un metodo per guadagnare di più lavorando meno. Ai nostri occhi...
Ricevo la risposta dal boss: OK ma per 3.5kTHB. Resto basito, ma solo perché mi sono dimenticato di spegnere la parte di cervello occidentale.
Cosa vedono gli occhi di un thai? Dovranno ricordarsi che giorno è oggi, dovranno ricordarsi qua l’è il giorno del cambio, dovranno scriverselo e ricordarsi di guardare questo appunto scritto, dovranno ricordarsi che c’è un’eccezione alla regoletta che applicano con tutti gli altri appartamenti e dovranno comunicarla alle lavoranti nuove.
Cito questo fatterello poiché è un buon esempio di quella thai-logic alla quale facciamo così fatica ad abituarci. I thai (come molti asiatici) amano regole ed automatismi, soprattutto se elementari, anche se a noi paiono noiosi o irrazionali. Come ho tante volte sperimentato in ambito professionale, doversi applicare ad un seppure minimo processo di comprensione critica, pare per molti thai una vera condanna.
Ho osservato millemilavolte, con sgomento, come sia tanto più apprezzato un capo burbero che ordina cosa si debba fare, piuttosto che applicarsi alla gestione di spazi di autonomia.
Va anche considerato che i thai odiano dire ‘no’ e suppliscono a ciò con mille circonlocuzioni assurde o semplicemente restando muti, con lo sguardo assente. Ecco, in questo caso l’aumento di tariffa corrisponde verosimilmente ad un no. Insomma, per non guastare il nostro idillio ho lasciato tutto com’era prima ma per qualche giorno verrò guardato con sospetto, come “il farang che chiede cose strane alle ragazze” ;-)
Nel mio complex residenziale ho un contratto con una società di solerti ragazzone che prevede la pulizia quotidiana, compreso lavaggio e cambio di lenzuoli ed asciugamani. Le tante donne che si alternano in questo servizio sono generalmente molto brave ed affidabili. Abbiamo concordato una finestra oraria ma, anche se io non sono in casa, hanno le chiavi, entrano e sistemano tutto. La tariffa che abbiamo concordato è di 3kTHB/mese per un contratto annuale. E’ abbastanza vantaggiosa per loro, considerando che per molte settimane all’anno io sono altrove.
Ora ho proposto di lasciare tutto com’è tranne per il fatto di cambiare con minore frequenza lenzuoli ed asciugamani. Ad esempio solo lunedì, mercoledì e venerdì. Questo un po’ per un piccolo scrupolo ambientale un po’ perché davvero non mi serve. Sembrerebbe una proposta del tutto ragionevole, considerando anche il fatto che non ho chiesto di rivedere le tariffe. Insomma ai nostri occhi occidentali appare come un metodo per guadagnare di più lavorando meno. Ai nostri occhi...
Ricevo la risposta dal boss: OK ma per 3.5kTHB. Resto basito, ma solo perché mi sono dimenticato di spegnere la parte di cervello occidentale.
Cosa vedono gli occhi di un thai? Dovranno ricordarsi che giorno è oggi, dovranno ricordarsi qua l’è il giorno del cambio, dovranno scriverselo e ricordarsi di guardare questo appunto scritto, dovranno ricordarsi che c’è un’eccezione alla regoletta che applicano con tutti gli altri appartamenti e dovranno comunicarla alle lavoranti nuove.
Cito questo fatterello poiché è un buon esempio di quella thai-logic alla quale facciamo così fatica ad abituarci. I thai (come molti asiatici) amano regole ed automatismi, soprattutto se elementari, anche se a noi paiono noiosi o irrazionali. Come ho tante volte sperimentato in ambito professionale, doversi applicare ad un seppure minimo processo di comprensione critica, pare per molti thai una vera condanna.
Ho osservato millemilavolte, con sgomento, come sia tanto più apprezzato un capo burbero che ordina cosa si debba fare, piuttosto che applicarsi alla gestione di spazi di autonomia.
Va anche considerato che i thai odiano dire ‘no’ e suppliscono a ciò con mille circonlocuzioni assurde o semplicemente restando muti, con lo sguardo assente. Ecco, in questo caso l’aumento di tariffa corrisponde verosimilmente ad un no. Insomma, per non guastare il nostro idillio ho lasciato tutto com’era prima ma per qualche giorno verrò guardato con sospetto, come “il farang che chiede cose strane alle ragazze” ;-)