Discussione Raccontate l'esperienza sessuale piu' travolgente che avete vissuto!

La mia esperienza più travolgente risale a un anno fa, nel mese di Febbraio.
Bambolina cinese, mi accoglie alla porta dell'appartamento, ma mamasan non c'è e mi chiede di aspettare, baciandomi appassionatamente.
Torna dopo una ventina di minuti e mi fa provare la migliore GFE della mia vita...
Quel giorno lo abbiamo fatto 3 volte...purtroppo sarebbe partita il giorno dopo.
Rimaniamo in contatto telefonico (mi lascia il suo numero personale anche se non si potrebbe) e ci diamo appuntamento ad Aprile visto che sarebbe tornata.
Si chiamava Li Shuang.
Inutile dire che quel mese unico ne sono successe di tutti i colori, l'ho vista praticamente ogni giorno (a volte più di una volta nella stessa giornata).
Poi è partita, l'ho accompagnata personalmente in stazione e ho ancora impresso nella memoria la sua mano che mi salutava dal finestrino (scena da film).
Mai più un coinvolgimento sessuale ed emotivo simile con nessuna, pay o free che sia...
Non so se la rivedrò più, ora non ci scriviamo da tempo, ma ha lasciato un segno indelebile, un misto di agrodolce nostalgia che mi accompagna ad ogni nuova avventura...
 
Invecchiando, sto perdendo freni inibitori ed ho voglia sempre più di novità: probabilmente mi sta annoiando la solita routine.
Perciò, su B.I. trovo un annuncio di una signora che trovandosi dalle mie parti, per arrotondare e per piacere suo, si presta a determinate attenzioni. Quindi le scrivo e attendo risposta.
Dopo qualche giorno, pensando ormai che fosse stato un annuncio fake, mi arriva invece la sua risposta. Abbiamo quindi continuato a mandarci messaggi tramite B.I. finché non ci troviamo d'accordo sul luogo ( motel) e momento ( un pomeriggio).
Per prepararmi all'incontro, vado a comprare dei condom al totem della farmacia e guardando, mi viene voglia di comprare due giocattolini.
Arriva il momento X ( ho pensato fino all'ultimo ad uno scherzo, o altro) e ci troviamo davanti al motel. Lei è alta, elegante nel vestire e nel modo di fare, ha 50 anni portati benissimo: fisico magro e tonico, capelli bellissimi ed il viso che lascia trasparire l'età ma in maniera sana.
Facciamo due chiacchiere per conoscerci meglio, e quindi ci presentiamo, ed entriamo nella camera da me prenotata. Altre due chiacchiere e infine lei mi dice: ci divertiamo?
Ok- le rispondo. Vado in bagno a rinfrescarmi, e poi, mentre mi spoglio in camera, va lei. Ne riesce in lingerie: autoreggenti, scarpe col tacco, reggiseno e perizzoma. È elegante ( e porcosa) anche così.
Ci abbracciamo, ci baciamo, mani e lingue che esplorano ogni suo opificio. Poi daty, dove gode, bbj ( mi piace, ma raramente arrivo) di nuovo daty io a lei dove continua ad orgasmare.
Poi mi vengono in mente i giocattolini: un massaggia clitoride esterno ed uno interno, entrambi a batteria. Con un balzo li prendo e chiedo il permesso di usarli. Li sciacquo e ricomincio a leccargliela. Le infilo la specie di vibratore ( è un tubino di circa 20 cm con una estremità vibrante a forma di palloncino) nella patata e do la via alla vibrazione. Lo muovo all'interno per massaggiare mentre la lecco. Le domando se le piace ma mi dice che la vibrazione è fastidiosa: meglio due dita. Lo sfilo e faccio come dice. Mentre lecco e lei se la gode alla stragrande incomincio ad adoperare l'altro ( un trabiccolo a forma di uovo , schiacciato per lungo, con una parte biforcuta dove va " inserito " e quindi massaggiato il clitoride) . Questo le piace da matti e mi viene un'altra idea: mentre una mano è occupata col clito vibrante, l'altra mano ha due dita dentro e con le restanti dita , riesco a riacciuffare l'altro. Rallento il ritmo di tutto e la porto vicino a godere mi fermo, riparto e mi fermo e ancora e ancora.... nel mentre mi appropinquo a inserire l'altro nell'altro amato buchino posteriore, aspettandomi un divieto o una qualche resistenza. Invece non fa una piega! Continuo ancora finché non mi implora di farla godere: l'accontento e lei esplode fra grida e umori.
Ma il mio piano è un altro: mi vesto col preservativo e la prendo alla missionaria, senza quasi darle agio di riprendersi. Mi chiede se le tolgo il toys dal sedere, ma le espongo il mio piano: lo accendo e lo faccio vibrare , voglio vedere se stimola il mio pisello. L'idea le piace, quindi lo accendo: niente di che, ma non è male: mi muovo dentro di lei e aumento la velocità: mi piace, e forse per empatia, piace anche a lei. Aumento il ritmo e la velocità della vibrazione: quel maledetto ha un sacco di velocità e ritmi, ci piace a entrambi. Mi dice che sta per godere, e vuole godere con me: non chiedo di meglio.
Mi dice come muovermi, mi chiede di aspettare... io sto già godendo col cervello già da un bel po'... aspetta, mi dice... aspetta... ecco! Ecco! Ora.... godiamo avvinghiati lingua in bocca... un esplosione di sensazioni. Rimaniamo così, facendo scemare il piacere. Riprendiamo fiato....
L'incontro è durato poi, ancora, ma non ha avuto ( almeno per me) l'intensità di quel momento.
Quindi, per evitare di scrivere banalità, mi fermo qui.
Non l'ho messa nelle recensioni canoniche perché non ho un telefono o riferimento internet.
In questo racconto nessun toys è stato maltrattato.
Grazie dell'attenzione
Vostro
Manuelik73
 
Invecchiando, sto perdendo freni inibitori ed ho voglia sempre più di novità: probabilmente mi sta annoiando la solita routine.
Perciò, su B.I. trovo un annuncio di una signora che trovandosi dalle mie parti, per arrotondare e per piacere suo, si presta a determinate attenzioni. Quindi le scrivo e attendo risposta.
Dopo qualche giorno, pensando ormai che fosse stato un annuncio fake, mi arriva invece la sua risposta. Abbiamo quindi continuato a mandarci messaggi tramite B.I. finché non ci troviamo d'accordo sul luogo ( motel) e momento ( un pomeriggio).
Per prepararmi all'incontro, vado a comprare dei condom al totem della farmacia e guardando, mi viene voglia di comprare due giocattolini.
Arriva il momento X ( ho pensato fino all'ultimo ad uno scherzo, o altro) e ci troviamo davanti al motel. Lei è alta, elegante nel vestire e nel modo di fare, ha 50 anni portati benissimo: fisico magro e tonico, capelli bellissimi ed il viso che lascia trasparire l'età ma in maniera sana.
Facciamo due chiacchiere per conoscerci meglio, e quindi ci presentiamo, ed entriamo nella camera da me prenotata. Altre due chiacchiere e infine lei mi dice: ci divertiamo?
Ok- le rispondo. Vado in bagno a rinfrescarmi, e poi, mentre mi spoglio in camera, va lei. Ne riesce in lingerie: autoreggenti, scarpe col tacco, reggiseno e perizzoma. È elegante ( e porcosa) anche così.
Ci abbracciamo, ci baciamo, mani e lingue che esplorano ogni suo opificio. Poi daty, dove gode, bbj ( mi piace, ma raramente arrivo) di nuovo daty io a lei dove continua ad orgasmare.
Poi mi vengono in mente i giocattolini: un massaggia clitoride esterno ed uno interno, entrambi a batteria. Con un balzo li prendo e chiedo il permesso di usarli. Li sciacquo e ricomincio a leccargliela. Le infilo la specie di vibratore ( è un tubino di circa 20 cm con una estremità vibrante a forma di palloncino) nella patata e do la via alla vibrazione. Lo muovo all'interno per massaggiare mentre la lecco. Le domando se le piace ma mi dice che la vibrazione è fastidiosa: meglio due dita. Lo sfilo e faccio come dice. Mentre lecco e lei se la gode alla stragrande incomincio ad adoperare l'altro ( un trabiccolo a forma di uovo , schiacciato per lungo, con una parte biforcuta dove va " inserito " e quindi massaggiato il clitoride) . Questo le piace da matti e mi viene un'altra idea: mentre una mano è occupata col clito vibrante, l'altra mano ha due dita dentro e con le restanti dita , riesco a riacciuffare l'altro. Rallento il ritmo di tutto e la porto vicino a godere mi fermo, riparto e mi fermo e ancora e ancora.... nel mentre mi appropinquo a inserire l'altro nell'altro amato buchino posteriore, aspettandomi un divieto o una qualche resistenza. Invece non fa una piega! Continuo ancora finché non mi implora di farla godere: l'accontento e lei esplode fra grida e umori.
Ma il mio piano è un altro: mi vesto col preservativo e la prendo alla missionaria, senza quasi darle agio di riprendersi. Mi chiede se le tolgo il toys dal sedere, ma le espongo il mio piano: lo accendo e lo faccio vibrare , voglio vedere se stimola il mio pisello. L'idea le piace, quindi lo accendo: niente di che, ma non è male: mi muovo dentro di lei e aumento la velocità: mi piace, e forse per empatia, piace anche a lei. Aumento il ritmo e la velocità della vibrazione: quel maledetto ha un sacco di velocità e ritmi, ci piace a entrambi. Mi dice che sta per godere, e vuole godere con me: non chiedo di meglio.
Mi dice come muovermi, mi chiede di aspettare... io sto già godendo col cervello già da un bel po'... aspetta, mi dice... aspetta... ecco! Ecco! Ora.... godiamo avvinghiati lingua in bocca... un esplosione di sensazioni. Rimaniamo così, facendo scemare il piacere. Riprendiamo fiato....
L'incontro è durato poi, ancora, ma non ha avuto ( almeno per me) l'intensità di quel momento.
Quindi, per evitare di scrivere banalità, mi fermo qui.
Non l'ho messa nelle recensioni canoniche perché non ho un telefono o riferimento internet.
In questo racconto nessun toys è stato maltrattato.
Grazie dell'attenzione
Vostro
Manuelik73

Scusa l'ignoranza....cos'è B.I.
 
Minchia, ma quante dita hai? Ad un certo punto ne ho contate sette!
Guarda.... ne ho 5 per mano e 2 mani. Però nelle situazioni erotiche come quelle sopra, mi spunta un'altra mano e altre dita. L'unica cosa che non riesco a moltiplicare [ insieme al pane, al pesce e i soldi] sono il pisello e la lingua.
Nella vita comune invece sono un torsolo e più di una cosa per volta non riesco a fare.
 
Agosto 1989, in vacanza in Ungheria 3 mesi prima della mia laurea, con 2 compagni di facoltà.

Partiamo dall’allora Jugoslavia con una Citroën AX (chi la ricorda?) presa dall’Avis e arriviamo a Budapest e poi sul lago Balaton, il “mare dell’Ungheria”. I miei compagni avevano portato dall’Italia una valigia piena di calze e collant da donna, con cui, secondo loro, avrebbero scopato mezza Ungheria… (ricordate il film di Verdone?). Io non portai nulla e non mi aspettavo nulla, anche perché ero, diciamo così, “in trattativa” con una ragazza italiana, anche lei compagna di facoltà.

Una sera ci perdiamo e non sappiamo più come ritrovare il piccolo appartamento che avevamo affittato in riva al lago. A quei tempi non c’era Internet, Google Maps e GPS: rimane il vecchio sistema, cioè chiedere informazioni a voce. Ci fermiamo a una bancarella in cui 2 donne, una giovane e l’altra di mezza età (forse madre e figlia) vendevano cocomeri. Scendiamo dall’auto e chiediamo informazioni in inglese (l’ungherese è una lingua ostica, simile solo al…finlandese). Nessuna delle due donne parla inglese; noi ci sentiamo completamente persi e uno dei 2 miei compagni sbotta, ad alta voce e in italiano: “queste non capiscono un cazzo, andiamo via!”

Improvvisamente, la più giovane dice: “ma siete italiani!!!” Noi diventiamo rossi per la vergogna, ci scusiamo e chiediamo indicazioni sulla strada in italiano. La ragazza ci spiega tutto e, per sdebitarci, le chiediamo se possiamo invitarla a mangiare una pizza in qualche posto sul lago. Durante la cena i miei compagni “ci provano” con lei, con modi fin troppo diretti e con allusioni varie, per cui la ragazza cerca di evitarli, non risponde a loro, ma invece cerca conversazione con me. Mi racconta che era stata fidanzata 5 anni con un italiano venuto in vacanza in Ungheria, che le promise di sposarla e portarla in Italia. Poi, però, l’uomo scomparve senza lasciarle alcuna spiegazione. Lei mi raccontò questa storia con le lacrime agli occhi, perché voleva andare via dal suo Paese, con un uomo affidabile e che la amasse. La ragazza mi sembrò sincera e in qualche modo “presa” da me: mi portò fuori dal ristorante, in attesa delle pizze, mi prese il braccio e si strinse a me, facendomi sentire i suoi seni sul mio torace. Io però non volevo approfittare di lei, perché non era il mio tipo e stavo iniziando una storia in Italia con un’altra ragazza. Inoltre, non volevo dare un’altra delusione a questa ragazza ungherese. Tuttavia Zsuzsanna, così si chiamava, non smise mai di parlarmi per tutta la cena, chiedendomi che lavoro avrei fatto, cosa mi piaceva mangiare, quale musica ascoltavo. A questo punto pensai a una “via di uscita” da lei e le dissi: ho studiato Pianoforte fino al diploma e ascolto solo musica classica, quindi Chopin, Liszt, Wagner. Alla parola Wagner gli occhi di Zsuzsanna si illuminarono e mi disse: io sono innamorata di Wagner, dopo cena vieni a casa mia e ti farò vedere tutti i dischi che ho! A questo punto non avevo altre scuse per rifiutare l’invito della ragazza: accompagnai i miei compagni al nostro appartamento e andai con Zsuzsanna. Appena entrati nella sua piccola casa, la ragazza prese un disco a 33 giri e fece partire la Cavalcata delle Valchirie, a tutto volume. Poi lei iniziò la sua cavalcata: quasi mi strappò i vestiti e cominciò a baciarmi su tutto il corpo; poi, in dieci secondi, era già nuda e a cavalcioni su di me, con la sua patatina sulla mia bocca. Io avevo in tasca un profilattico (prestatomi prima da uno dei miei compagni), lo infilai velocemente e la ragazza iniziò a spingere su di me come una forsennata, con le sue mani sul mio petto. Dopo poco tempo, e prima di me, Zsuzsanna ebbe un orgasmo violento: i muscoli della sua vagina si contrassero involontariamente attorno al mio membro, gridò qualcosa in ungherese così forte che il “tutti” dell’orchestra wagneriana parve scomparire. Dopo, rimanemmo in silenzio per un po': io non sapevo cosa dirle, ma lei mi parlò per prima. Mi disse: “ho voluto fare sesso con te, perché sono due anni che non lo faccio. Dopo la storia con il tuo connazionale mi sono bloccata, ma voglio continuare a sperare che non tutti gli uomini sono uguali, ma ci sarà qualcuno gentile e onesto come te. So bene che il tuo cuore è rimasto in Italia, ma per me va bene anche così. Grazie della serata”. Al che io le risposi con l’unica parola in ungherese che conoscevo: “Köszönöm” cioè grazie.

Io tornai in Italia e in seguito scambiai qualche lettera con Zsuzsanna (carta e penna, allora si faceva così). Dopo qualche mese lei mi scrisse che aveva trovato un uomo e volevano sposarsi: io le feci i miei sinceri auguri e le mandai un mazzo di fiori con Interflora.

A questo punto, i (pochi) lettori che avranno avuto la pazienza di leggere fin qui dovrebbero aver capito la morale di questa storia. Le donne, talvolta, danno all’atto sessuale un significato diverso da quello dato da noi uomini. Questo vale per il mondo “free” e, a maggior ragione, per il mondo “pay”. Troppo spesso, infatti; il punter attribuisce significati completamente fuori luogo, ed anche pericolosi, ad un incontro particolarmente “appagante” con una ragazza pay, che invece semplicemente sta svolgendo il suo “lavoro”.
 
Agosto 1989, in vacanza in Ungheria 3 mesi prima della mia laurea, con 2 compagni di facoltà.

Partiamo dall’allora Jugoslavia con una Citroën AX (chi la ricorda?) presa dall’Avis e arriviamo a Budapest e poi sul lago Balaton, il “mare dell’Ungheria”. I miei compagni avevano portato dall’Italia una valigia piena di calze e collant da donna, con cui, secondo loro, avrebbero scopato mezza Ungheria… (ricordate il film di Verdone?). Io non portai nulla e non mi aspettavo nulla, anche perché ero, diciamo così, “in trattativa” con una ragazza italiana, anche lei compagna di facoltà.

Una sera ci perdiamo e non sappiamo più come ritrovare il piccolo appartamento che avevamo affittato in riva al lago. A quei tempi non c’era Internet, Google Maps e GPS: rimane il vecchio sistema, cioè chiedere informazioni a voce. Ci fermiamo a una bancarella in cui 2 donne, una giovane e l’altra di mezza età (forse madre e figlia) vendevano cocomeri. Scendiamo dall’auto e chiediamo informazioni in inglese (l’ungherese è una lingua ostica, simile solo al…finlandese). Nessuna delle due donne parla inglese; noi ci sentiamo completamente persi e uno dei 2 miei compagni sbotta, ad alta voce e in italiano: “queste non capiscono un cazzo, andiamo via!”

Improvvisamente, la più giovane dice: “ma siete italiani!!!” Noi diventiamo rossi per la vergogna, ci scusiamo e chiediamo indicazioni sulla strada in italiano. La ragazza ci spiega tutto e, per sdebitarci, le chiediamo se possiamo invitarla a mangiare una pizza in qualche posto sul lago. Durante la cena i miei compagni “ci provano” con lei, con modi fin troppo diretti e con allusioni varie, per cui la ragazza cerca di evitarli, non risponde a loro, ma invece cerca conversazione con me. Mi racconta che era stata fidanzata 5 anni con un italiano venuto in vacanza in Ungheria, che le promise di sposarla e portarla in Italia. Poi, però, l’uomo scomparve senza lasciarle alcuna spiegazione. Lei mi raccontò questa storia con le lacrime agli occhi, perché voleva andare via dal suo Paese, con un uomo affidabile e che la amasse. La ragazza mi sembrò sincera e in qualche modo “presa” da me: mi portò fuori dal ristorante, in attesa delle pizze, mi prese il braccio e si strinse a me, facendomi sentire i suoi seni sul mio torace. Io però non volevo approfittare di lei, perché non era il mio tipo e stavo iniziando una storia in Italia con un’altra ragazza. Inoltre, non volevo dare un’altra delusione a questa ragazza ungherese. Tuttavia Zsuzsanna, così si chiamava, non smise mai di parlarmi per tutta la cena, chiedendomi che lavoro avrei fatto, cosa mi piaceva mangiare, quale musica ascoltavo. A questo punto pensai a una “via di uscita” da lei e le dissi: ho studiato Pianoforte fino al diploma e ascolto solo musica classica, quindi Chopin, Liszt, Wagner. Alla parola Wagner gli occhi di Zsuzsanna si illuminarono e mi disse: io sono innamorata di Wagner, dopo cena vieni a casa mia e ti farò vedere tutti i dischi che ho! A questo punto non avevo altre scuse per rifiutare l’invito della ragazza: accompagnai i miei compagni al nostro appartamento e andai con Zsuzsanna. Appena entrati nella sua piccola casa, la ragazza prese un disco a 33 giri e fece partire la Cavalcata delle Valchirie, a tutto volume. Poi lei iniziò la sua cavalcata: quasi mi strappò i vestiti e cominciò a baciarmi su tutto il corpo; poi, in dieci secondi, era già nuda e a cavalcioni su di me, con la sua patatina sulla mia bocca. Io avevo in tasca un profilattico (prestatomi prima da uno dei miei compagni), lo infilai velocemente e la ragazza iniziò a spingere su di me come una forsennata, con le sue mani sul mio petto. Dopo poco tempo, e prima di me, Zsuzsanna ebbe un orgasmo violento: i muscoli della sua vagina si contrassero involontariamente attorno al mio membro, gridò qualcosa in ungherese così forte che il “tutti” dell’orchestra wagneriana parve scomparire. Dopo, rimanemmo in silenzio per un po': io non sapevo cosa dirle, ma lei mi parlò per prima. Mi disse: “ho voluto fare sesso con te, perché sono due anni che non lo faccio. Dopo la storia con il tuo connazionale mi sono bloccata, ma voglio continuare a sperare che non tutti gli uomini sono uguali, ma ci sarà qualcuno gentile e onesto come te. So bene che il tuo cuore è rimasto in Italia, ma per me va bene anche così. Grazie della serata”. Al che io le risposi con l’unica parola in ungherese che conoscevo: “Köszönöm” cioè grazie.

Io tornai in Italia e in seguito scambiai qualche lettera con Zsuzsanna (carta e penna, allora si faceva così). Dopo qualche mese lei mi scrisse che aveva trovato un uomo e volevano sposarsi: io le feci i miei sinceri auguri e le mandai un mazzo di fiori con Interflora.

A questo punto, i (pochi) lettori che avranno avuto la pazienza di leggere fin qui dovrebbero aver capito la morale di questa storia. Le donne, talvolta, danno all’atto sessuale un significato diverso da quello dato da noi uomini. Questo vale per il mondo “free” e, a maggior ragione, per il mondo “pay”. Troppo spesso, infatti; il punter attribuisce significati completamente fuori luogo, ed anche pericolosi, ad un incontro particolarmente “appagante” con una ragazza pay, che invece semplicemente sta svolgendo il suo “lavoro”.

Questo dimostra che, molto spesso, è la donna che decide da chi e come farsi scopare. L'uomo può solo farsi trovare pronto.
Dimostra anche come un uomo mediamente si scopa anche chi non gli va particolarmente a genio e in situazioni emotive particolari (hai comunque a mio avviso fatto bene).
Infine, dimostra anche come una donna può non scopare per anni senza grossi problemi.
 
Ma tu hai sborrato o lei è venuta e poi ti ha salutato?
Lei è venuta prima di me, io qualche istante dopo.
Nei mesi successivi a quella sera abbiamo mantenuto contatti amichevoli con lettere reciproche, fino al suo matrimonio.
Mi sembra, comunque, di aver già scritto tutto nel mio racconto.
 
Ultima modifica:
Agosto 1989, in vacanza in Ungheria 3 mesi prima della mia laurea, con 2 compagni di facoltà.

Partiamo dall’allora Jugoslavia con una Citroën AX (chi la ricorda?) presa dall’Avis e arriviamo a Budapest e poi sul lago Balaton, il “mare dell’Ungheria”. I miei compagni avevano portato dall’Italia una valigia piena di calze e collant da donna, con cui, secondo loro, avrebbero scopato mezza Ungheria… (ricordate il film di Verdone?). Io non portai nulla e non mi aspettavo nulla, anche perché ero, diciamo così, “in trattativa” con una ragazza italiana, anche lei compagna di facoltà.

Una sera ci perdiamo e non sappiamo più come ritrovare il piccolo appartamento che avevamo affittato in riva al lago. A quei tempi non c’era Internet, Google Maps e GPS: rimane il vecchio sistema, cioè chiedere informazioni a voce. Ci fermiamo a una bancarella in cui 2 donne, una giovane e l’altra di mezza età (forse madre e figlia) vendevano cocomeri. Scendiamo dall’auto e chiediamo informazioni in inglese (l’ungherese è una lingua ostica, simile solo al…finlandese). Nessuna delle due donne parla inglese; noi ci sentiamo completamente persi e uno dei 2 miei compagni sbotta, ad alta voce e in italiano: “queste non capiscono un cazzo, andiamo via!”

Improvvisamente, la più giovane dice: “ma siete italiani!!!” Noi diventiamo rossi per la vergogna, ci scusiamo e chiediamo indicazioni sulla strada in italiano. La ragazza ci spiega tutto e, per sdebitarci, le chiediamo se possiamo invitarla a mangiare una pizza in qualche posto sul lago. Durante la cena i miei compagni “ci provano” con lei, con modi fin troppo diretti e con allusioni varie, per cui la ragazza cerca di evitarli, non risponde a loro, ma invece cerca conversazione con me. Mi racconta che era stata fidanzata 5 anni con un italiano venuto in vacanza in Ungheria, che le promise di sposarla e portarla in Italia. Poi, però, l’uomo scomparve senza lasciarle alcuna spiegazione. Lei mi raccontò questa storia con le lacrime agli occhi, perché voleva andare via dal suo Paese, con un uomo affidabile e che la amasse. La ragazza mi sembrò sincera e in qualche modo “presa” da me: mi portò fuori dal ristorante, in attesa delle pizze, mi prese il braccio e si strinse a me, facendomi sentire i suoi seni sul mio torace. Io però non volevo approfittare di lei, perché non era il mio tipo e stavo iniziando una storia in Italia con un’altra ragazza. Inoltre, non volevo dare un’altra delusione a questa ragazza ungherese. Tuttavia Zsuzsanna, così si chiamava, non smise mai di parlarmi per tutta la cena, chiedendomi che lavoro avrei fatto, cosa mi piaceva mangiare, quale musica ascoltavo. A questo punto pensai a una “via di uscita” da lei e le dissi: ho studiato Pianoforte fino al diploma e ascolto solo musica classica, quindi Chopin, Liszt, Wagner. Alla parola Wagner gli occhi di Zsuzsanna si illuminarono e mi disse: io sono innamorata di Wagner, dopo cena vieni a casa mia e ti farò vedere tutti i dischi che ho! A questo punto non avevo altre scuse per rifiutare l’invito della ragazza: accompagnai i miei compagni al nostro appartamento e andai con Zsuzsanna. Appena entrati nella sua piccola casa, la ragazza prese un disco a 33 giri e fece partire la Cavalcata delle Valchirie, a tutto volume. Poi lei iniziò la sua cavalcata: quasi mi strappò i vestiti e cominciò a baciarmi su tutto il corpo; poi, in dieci secondi, era già nuda e a cavalcioni su di me, con la sua patatina sulla mia bocca. Io avevo in tasca un profilattico (prestatomi prima da uno dei miei compagni), lo infilai velocemente e la ragazza iniziò a spingere su di me come una forsennata, con le sue mani sul mio petto. Dopo poco tempo, e prima di me, Zsuzsanna ebbe un orgasmo violento: i muscoli della sua vagina si contrassero involontariamente attorno al mio membro, gridò qualcosa in ungherese così forte che il “tutti” dell’orchestra wagneriana parve scomparire. Dopo, rimanemmo in silenzio per un po': io non sapevo cosa dirle, ma lei mi parlò per prima. Mi disse: “ho voluto fare sesso con te, perché sono due anni che non lo faccio. Dopo la storia con il tuo connazionale mi sono bloccata, ma voglio continuare a sperare che non tutti gli uomini sono uguali, ma ci sarà qualcuno gentile e onesto come te. So bene che il tuo cuore è rimasto in Italia, ma per me va bene anche così. Grazie della serata”. Al che io le risposi con l’unica parola in ungherese che conoscevo: “Köszönöm” cioè grazie.

Io tornai in Italia e in seguito scambiai qualche lettera con Zsuzsanna (carta e penna, allora si faceva così). Dopo qualche mese lei mi scrisse che aveva trovato un uomo e volevano sposarsi: io le feci i miei sinceri auguri e le mandai un mazzo di fiori con Interflora.

A questo punto, i (pochi) lettori che avranno avuto la pazienza di leggere fin qui dovrebbero aver capito la morale di questa storia. Le donne, talvolta, danno all’atto sessuale un significato diverso da quello dato da noi uomini. Questo vale per il mondo “free” e, a maggior ragione, per il mondo “pay”. Troppo spesso, infatti; il punter attribuisce significati completamente fuori luogo, ed anche pericolosi, ad un incontro particolarmente “appagante” con una ragazza pay, che invece semplicemente sta svolgendo il suo “lavoro”.
Bella storia, veramente molto bella, abile e fortunato tu a trovarti al posto giusto al momento giusto.
Curiosità, ma i tuoi amici hanno chiavato o sono tornati con le palle piene? 😅
 
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