UN ROMANZO D'APPENDICE
[...] Quando mi sembra di scorgere un'Arca di legno con teste di giraffa che sporgono dagli oblò e un paio di elefanti (rigorosamente un maschio e una femmina, come da dettame biblico) sul ponte principale, sto probabilmente avendo un'allucinazione. Ma è certo che lungo le sponde di quel fiume in piena che è diventato il BdA non c'è nessuna forma di vita, né passerotte, né pantere, né gazzelle. Manca poco all'UTB e sono davvero sconsolato, perché sarebbe il secondo viaggio a vuoto nell'arco di due fine settimana. D'istinto, abbandono la retta via (anche perché, sotto il ponte, ci sono solo un paio di vetture timorose che possa scatenarsi una grandinata memorabile da lì a poco) e mi fiondo in tangenziale, direzione PMG. Ora che i colleghi mi hanno spiegato il percorso più diretto per raggiungere la rotonda del Baraccone, è una divagazione di poco più di un quarto d'ora e, se sono fortunato, la pioggia potrebbe essersi calmata un po' nel frattempo.
Seguo senza fiatare le indicazioni "Brescia" e presto mi ritrovo nel cuore della "provinciale del piano di sotto". La fortuna è stata effettivamente dalla mia parte, perché ora pioviggina solo leggermente e quindi c'è qualche speranza in più di trovare qualche ragazza in postazione. Mi spingo prima sino alla rotonda di Palosco, ma intercetto solo una black sovrappeso strada facendo; a questo punto prendo la direzione di Ghisalba, ma anche qui lo scenario è da post-diluvio: probabilmente Noè non è ancora ripassato a riconsegnare le fanciulle alle loro mattonelle e anche verso occidente ci sono solo un po' di black (un gruppetto all'Agip che fu di Lavinia e un'altra dove mi sarei invece aspettato di trovare Laura). L'unica ragazza che sembra al lavoro (si fa per dire ...) è una moretta molto magra che se ne sta accovacciata tra le pompe del Tamoil che c'è sulla sinistra, poco prima di arrivare a Ghisalba da Mornico. Faccio inversione alla rotonda successiva (dove c'è una bottiglietta per terra), compio un'altra vasca per assicurarmi che non ci siano davvero altre alternative e alla fine accosto da lei per l'intervista di rito, non prima di avere atteso che due colleghi facessero altrettanto. La ragazza è abbastanza carina in volto, ma mi appare scazzatissima, perché neppure si alza da terra e dunque la conversazione è alquanto difficoltosa. Per 100 ci si potrebbe accomodare in albergo ma, appena scopro che il rate della camera sarebbe escluso (il che dovrebbe portare il costo a ben 130!), la saluto educatamente e poi innesto il launch control, cimentandomi in una partenza "alla cippolappo". Il problema è che, nel mio caso, la fanciulla è riuscita a leggere molto bene i miei dati d'immatricolazione, perché mi sono catapultato fuori dal distributore alla velocità di un dragster e, per la violenza dell'accelerazione, la targa si è staccata dal retro della macchina, restandole praticamente in mano

Sulla via del ritorno verso il Baraccone, noto con piacere che Laura è di nuovo lì, ma - essendo un novizio di queste zone - preferisco tenerla come ultima spiaggia e incontrare piuttosto un'altra fanciulla. Decido a questo punto di avviare un'esplorazione sistematica e, arrivato alla rotonda, imbocco il primo ramo, quello da cui ero arrivato e che riporta verso Bergamo. Non devo andare molto lontano, perché lì sulla sinistra c'è subito una bella bionda che sta riparandosi dalla pioggerellina sotto la tettoia di un concessionario d'auto e una sua collega, altrettanto bionda, che aspetta all'interno di un monovolume con targa bulgara, parcheggiato proprio lì di fronte. Pronta inversione, ma non mi fermo subito da lei: esploro prima anche l'altro ramo (quello che si dirige verso nord), ma la ragazza che attende al primo distributore sulla destra non mi sembra altrettanto piacente. Appena posso, torno di nuovo indietro e sono di fianco alla presunta bulgara, per l'intervista di rito.
La ragazza indossa un abitino rosa molto corto, che mette in evidenza un bel paio di gambe, slanciate dalle high heels di ordinanza. La chioma è (finta) bionda e il viso, impreziosito da occhi verdi folgoranti, è nel complesso gradevole, anche se c'è qualcosa di disarmonico nelle sue proporzioni. Lei, quantomeno, si alza dalla sua posizione accovacciata ed è un po' meno scazzata nel rispondere alle mie domande. Neppure lei è dotata di un appartamento, ma il rate per l'albergo, in questo caso, è quello giusto (70+30). Pronuncio quella che sembra essere diventata la formula magica per evitare palesi missilate ("Ma non sei una di quelle che sono sempre di fretta e dopo 5 minuti vogliono tornare già indietro?"), la ragazza mi rassicura ampiamente ("Tranquillo: rimaniamo 30-40 minuti, quello che serve!") e quindi non posso fare a meno di invitarla a bordo, diretti al motel più vicino.
Chiestole di gettare la sigaretta fuori dal finestrino e fatte le presentazioni reciproche (lei come Michela, che poi scoprirò essere molto simile al suo vero nome di battesimo), parto subito con la prima domanda di rito, indicando la targa della monovolume di fronte a noi: "Quindi sei bulgara, giusto?". "No, la macchina è bulgara, ma io sono rumena. Di Piteşti, sai dov'è?", mi risponde e poi mi spiega che nel Paese vicino le spese di immatricolazione e assicurazione sono ancora più basse. Pensavo che in Dacia queste tasse fossero già a buon mercato, ma evidentemente in Bulgaria devono ridarti indietro anche dei soldi, oltre a non farti pagare niente ... Credo di sapere abbastanza bene dove si trovi Piteşti (che, come ho appena imparato, va pronunciato "piteshti", essendoci quella specie di uncino sotto la s), dato che metà della Osio-by-night proviene da lì, ma devo dissimulare un po' le mie conoscenze"Più o meno ... E' vicina a Bucarest, giusto?", cerco di rimanere un po' sul vago. "Non proprio, è a circa 100 km ...", puntualizza Michela, riferendosi a una distanza che sicuramente è grande se stessimo parlando di San Marino o del Principato di Monaco ma che non mi pare tale, in relazione alle dimensioni della Romania (e a quanti ne ho percorsi io stanotte, senza considerarmi così lontano da casa
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