Psicodramma asiatico 2
Mi trovo, come tantissime altre volte, a mangiare
qui:
Vegan and Vegetarian Restaurant Pattaya
ordino le mie cosette ed in pochissimo tempo arriva tutto, solo che... pare ci sia stato uno sbaglio: dovrei avere una zuppa di cocco, un riso fritto con granchio finto e verdure ed una insalata di pomodori con cetrioli, invece mi arrivano due risi fritti (uno con basmati e l’altro con riso nero) più tutto il resto. Faccio notare la cosa alla solita gentile signorina-tutta-sorrisi ma lei dice che invece è tutto OK.
Poi controlla la cosa che lei stessa aveva scritto e cambia espressione. Non riesce a dire di avere sbagliato: per i thai è come per Fonzie, piuttosto si buttano dalla finestra o ti riempiono di botte ma, mai e poi mai, men che meno in pubblico, ammettono una cazzata per quanto minuscola. Visibilmente stizzita, prende tutti i piatti, torna in cucina e si ripresenta... col piatto di prima! Il cuoco sostiene che va bene così.
L’amica, che è qui da più tempo, ha captato che c’è qualcosa che non va, dunque arriva, ascolta la tiritera, preleva questo stramaledetto piatto di riso e dice che è ciò che ho ordinato, poi guarda la commessa scritta dove invece era riportato altro, ed anche lei resta senza parole, col piatto in una mano e la commessa dall’altra senza sapere bene come fare. La situazione sarebbe semplicissima, forse io ho sbagliato a sollevare la questione, ma i tahi sono bravi ad incasinare le questioni quando si tratta di reputazione.
Io mi spianerei sul pavimento pur di finire questa assurda commedia, dico che mi va benissimo qualsiasi cosa, gli pagherò questi pulciosissimi 100thb (2.7€) ma che mi portassero quel che ho chiesto senza altre pippe. Risposta a cazzo:
- dunque non lo vuoi più?
- cosa, di grazia, io non vorrei più? potreste essere più chiare?
mutismo orientale da entrambe...
- O santo bufalo delle risaie, non voglio creare problemi, fate di me quel che volete.
Invocato lo spirito del bufalo ecco che il destino fa si che proprio in quel momento arrivi la grande capa, appena scesa dalla sua auto tedesca perfettamente lustra, in pizzo nero, scollatura tattica, stiletti e trucco da Moira Orfei. Mi vede, ci si conosce da un pezzo, salutino moderato ma... le due tipe in piedi con la faccia da mummia la insospettiscono. Siccome non c’era abbastanza casino si aggiunge anche lei. Ascolta due frasette smozzicate e zittisce tutti affermando che non è una novità che queste incapaci creino qualche problema (le poverette, con la schiena curva, si guardano i piedi). Prima che intervengano altre acute osservazioni, la capa fulmina tutti con un’occhiata panoramica e, dall’alto della sua saggezza, dice la sua:
- ciao caro, come sta andando?
Boh, io più abito da queste parti e meno capisco le regole di questa specie di teatro. Mi verrebbe da chiederle se fa anale e tirarle una bottigliata in testa, invece addobbo una faccia adatta e replico che va tutto bene e che confucianamente supereremo ogni difficoltà della vita mangiando cose buone.
Grande sorriso e parte come un razzo tacchettando. Tre secondi dopo dalla cucina arrivano strepiti da gabbia dello zoo.
Poi torna questa boss in total-black, tutta impettita col piatto nuovo (il riso del cazzo che avevo ordinato), la camerirerina la segue e, vincendo uno sforzo immane dice con un filo di voce: it's my ellol, my ellol, my...
Dico che non mi frega una beneamatissima cippa, che amo questo posto comprese le megatette polimeriche della capa, amo la Thailandia ed i suoi bufali, in questo loculo ho sempre mangiato bene e goduto dei più soavi sorrisi e che non mi rompessero l'anima per uno sbaglietto del piffero ‘che ho fame e non ne posso più delle loro assurdità.
Domanda: quindi vuoi davvero l'insalata di pomodorini e cetrioli con curry?
Cazzo, si, l’ho ordinata, ma anche no, forse, fate come volete!
Si ritirano in cucina, il cuoco bestemmia qualcosa sui fuking tomatoes ma finalmente arriva tutto, tranne il riso fritto sbagliato. E’ comparsa anche l’insalata di pomodori che però è così piccante da essere immangiabile. E’ un evidente dispetto dell'attore che, per fortuna, ancora non è entrato in scena, il cuoco. Si affaccia solo poco dopo per dire che ha sentito di qualche problema, di manifesta disponibile a fare eventualmente qualcosa di utile e chiede anche... se, per caso, non mi servisse un po’ d’acqua. Ci mancava solo che si presentasse in coppola e baffetti blaterando di un’insalata che non si può rifiutare.
Saluti&grazie. Lascio intonsa l’insalata atomica della discordia, spazzolo tutto il resto e mi dirigo all’angolo amministrazione. Insisto per pagare tutto quel che hanno preparato anche se non ordinato o immangiabile, ma non ci riesco. La boss, evidentemente esperta, vede il mucchietto di fettine di cetriolo&pomodoro abbandonate, ha capito dell’ennesimo impiccio dispetticolo. Raddrizza la schiena, gonfia le tettone, scalpita un attimo sui tacchetti ed insiste a voce ben alta (così da arrivare chiaramente anche in cucina) affinchè io paghi solo quel che ho gradito.
Inutile discutere, lascio allora una mancia generosa. Catwoman scuote la testa ed insiste affinché io non paghi quel che non ho consumato.
Ribadisco che accolgo col massimo favore la sua gentile disposizione d’animo e (e non ‘ma’) che i miei quattrini extra non pagano del cibo ma esprimono la mia gratitudine per il lavoro delle persone, per la delizia del luogo e per i tanti sorrisi...
La logica, per quanto artificiosa, pare convincere tutto il teatrino che saluta con sorrisi extra e la formula, tutta intrisa di pragmatismo orientale e misterioso fascino asiatico:
- ah, allora va bene.
Benedetto popolo, non cambierà mai!