Dal mio modo di vedere, il patriarcato esiste ancora oggi in forma tangibile e reale, anche se le donne hanno ottenuto nei corso degli anni più diritti. Ma avere più diritti non equivale ad avere più libertà di scelta.
Il patriarcato non è semplicemente resuscitato in forma digitale, piuttosto ha espanso il suo campo d'azione.
È ancora tangibile nei femminicidi, nella disparità salariale, nella divisione iniqua dei compiti domestici, nelle molestie per strada.
È diventato digitale in quanto si è insinuato negli algoritmi, nei meme misogini, nelle community tossiche online.
I due aspetti si alimentano a vicenda. L'odio online normalizza la violenza offline, e le strutture di potere tangibili forniscono il materiale per le narrazioni distorte che circolano in rete.
I femminicidi sono la prova più drammatica e incontrovertibile che il patriarcato è vivo e operante nel mondo reale. Non sono "residui" di un'epoca passata, ma l'estrema conseguenza di un sistema che ancora considera ad es. la proprietà sull'altro, ovvero l'idea che un uomo possa "possedere" una donna (la propria partner, figlia, ex) è un cardine del patriarcato tradizionale che non è affatto scomparso.
MI viene in mente anche il rifiuto dell'autonomia femminile, la scelta di una donna di lasciare un rapporto, di dire "no", di vivere la propria vita al di fuori del controllo dell'uomo, viene percepita da alcuni come un'intollerabile sfida alla propria autorità. Il femminicidio è l'atto finale di riaffermazione di quel controllo perduto.
Possiamo anche definire una sorta di "impunità culturale", anche se legalmente condannati, questi atti affondano le radici in una cultura che spesso giustifica, minimizza ("raptus", "troppo amore") o colpevolizza indirettamente la vittima ("perché l'ha provocato?", "perché non se n'è andata prima?").
Prendiamo l'esempio del mondo del lavoro:
esiste effettivamente un "diritto formale" in cui una donna ha il diritto di diventare ingegnere, amministratore delegato, politico.
Però il tutto si racchiude in una libertà reale limitata, si scontra con il divario salariale (stesso lavoro, stipendio inferiore); con il classico "soffitto di cristallo" fatto di barriere invisibili che impediscono l'ascesa ai vertici; con il carico del lavoro di cura non retribuito (ad es. la gestione della casa e dei figli ricade ancora sproporzionatamente sulle donne, limitando il loro tempo e le loro energie per la carriera); con i pregiudizi inconsci durante le assunzioni o le promozioni (ad esempio, la paura che una donna possa fare un figlio).
Questi sono ostacoli tangibili ed economici, non solo digitali, che limitano concretamente la libertà di scelta.
I social network non sono solo una "nuova palestra", sono spesso una camera di risonanza che rinforza gli stereotipi più tossici e fornisce una copertura al sistema patriarcale tradizionale.
A questo proposito mi viene in mente l'incitamento all'odio: I gruppi misogini online normalizzano il disprezzo per le donne e forniscono una giustificazione ideologica alla violenza, il cosiddetto body shaming, ovvero l'ossessione per l'aspetto fisico delle donne, amplificata dai social, è una forma di controllo moderno che le incastra in standard irraggiungibili, per non parlare poi dello stalking digitale che è una forma di violenza tangibile e terrificante che usa gli strumenti digitali per perseguitare nella vita reale, limitando la libertà delle vittime.
La frase "morto e resuscitato in fibra" è efficace come slogan, ma la realtà è più cupa e complessa: il patriarcato non è mai morto. Ha semplicemente aggiornato il suo software, mentre il suo hardware di violenza e disuguaglianza rimane saldamente installato nella nostra società.